Il dibattito partito dalle università americane su cosa costituisca antisemitismo

Dal 7 ottobre 2023, ovvero dall’attacco di Hamas contro Israele, e per tutta la durata di quella che a tutti gli effetti è una guerra che perdura da oltre sei mesi, diversi gruppi studenteschi delle maggiori università americane hanno organizzato manifestazioni di protesta contro le politiche di Israele. Ad esempio, il giorno dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, 34 gruppi studenteschi di Harvard hanno pubblicato una lettera in cui definivano “il regime israeliano interamente responsabile delle proteste in corso”.

La lettera è stata molto criticata, cinque gruppi hanno ritirato la loro firma e la rettrice dell’Università di Harvard, Claudine Gay, è finita in un vortice di polemiche per aver cercato di spegnere le tensioni invocando spazi per il dialogo e l’empatia ma senza condannare apertamente Hamas. Qualche giorno dopo la pubblicazione della lettera, un gruppo conservatore vicino all’università di Harvard ha noleggiato un furgone con un cartellone pubblicitario digitale che mostrava i volti degli studenti firmatari della lettera, accompagnati dalla scritta “I più importanti antisemiti di Harvard”, e l’ha fatto circolare vicino all’università.

La tensione generata da questi gruppi contrapposti ha avviato un lungo dibattito nel panorama politico e studentesco americano. Molti lobbisti, politici e studenti ebrei stanno infatti esercitando pressioni sulle loro università affinché affrontino con maggiore vigore il problema dell’antisemitismo. Il dipartimento dell’istruzione statunitense ha così avviato un indagine su oltre venti università, tra cui Harvard, Stenford, la Columbia University di New York e altre, creando delle apposite task force federali incaricate di fare luce sulla questione. Tuttavia, c’è un problema di fondo che non permette di riuscire a gestire con accuratezza la situazione: non esiste un accordo su cosa costituisca esattamente l’antisemitismo.

Manifestazione di gruppi studenteschi pro-Palestina davanti alla Columbia University

Sia gli amministratori universitari che i funzionari federali inviati ad indagare sulle università hanno fin da subito preso in considerazione una definizione controversa che ha guadagnato popolarità negli ultimi anni, proposta dall’Alleanza Internazionale per il Ricordo dell’Olocausto. La definizione stessa, però, risulta ambigua, affermando che l’antisemitismo è una “certa percezione degli ebrei che può manifestarsi come odio” verso di loro. Tuttavia, la definizione include anche una serie di esempi che preoccupano molti sostenitori della libertà di espressione, come affermare che l’esistenza stessa di Israele sia un “progetto razzista” contro la Palestina.

I sostenitori della definizione dell’Alleanza sostengono che aiuta a spingere le università a smettere di tollerare comportamenti contro gli ebrei che sarebbero inaccettabili se fossero diretti contro gruppi minoritari razziali o studenti L.G.B.T.Q. Tuttavia, i sostenitori della causa palestinese sostengono che quegli esempi confondano l’antisemitismo con l’anti-sionismo e siano destinati a proteggere Israele dalla critica.

Manifestazione di gruppi studenteschi pro-Israele davanti alla Columbia University

I dibattiti su come definire l’antisemitismo sono diventati un punto di conflitto in diverse delle task force universitarie create in risposta alle proteste degli studenti sulla guerra tra Israele e Hamas. Ad Harvard e Stanford, i membri delle task force hanno ricevuto pesanti critiche per non sostenere la definizione dell’I.H.R.A.; un co-presidente della task force di Stanford si è dimesso, in parte a causa di quella controversia. Un comitato simile presso l’Università di Columbia ha evitato di stabilire una definizione concreta di antisemitismo, una decisione che ha anche suscitato critiche.

L’amministrazione Trump ha dato un forte impulso ai sostenitori della definizione dell’I.H.R.A. nel 2018 emanando un ampio decreto esecutivo che ha istruito tutte le agenzie a considerare la definizione dell’I.H.R.A. quando esaminano le denunce sui diritti civili. La definizione è poi stata invocata nei dibattiti pubblici sulle cancellazioni di comizi, eventi e incontri controversi con il pretesto che fossero antisemiti. Il decreto esecutivo di Trump rimane tuttora in vigore e l’amministrazione Biden sta valutando l’emanazione di un regolamento basato su di esso.

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Francesco Caroli

Francesco Caroli, nato a Taranto, è laureato in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Studi Europei all'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Ha iniziato a scrivere di musica e cultura per blog e testate online nel 2017. Appassionato di musica e grande fruitore di rap, attualmente collabora come project manager per l'etichetta discografica DIGA Records ed è autore per le riviste cartacee musicali L'Olifante e SMMAG! Nel 2023 ha pubblicato il saggio "Il mutamento delle subculture, dai teddy boy alla scena trap" per la casa editrice milanese Meltemi.

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