Quando si parla di “Made in Italy” le prime tre cose che vengono in mente sono la pizza, il vino e la Ferrari, ma il brand Italia non viaggia solo sulle tavole imbandite, né si limita a camminare via terra. Anzi, l’Italia si distingue per eleganza, bellezza e competenze anche nei cieli di tutto il mondo attraverso la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) meglio conosciuta come “Frecce Tricolori” che, dal 1961, fra balzi e piroette, fa sventolare il verde, il bianco e il rosso del Belpaese sulle teste dei cittadini di tutto il mondo. Ne sa qualcosa il Comandante Gianluigi Zanovello, iniziato all’Aeronautica Militare nel 1975, entrato a far parte del 313° Gruppo – Frecce Tricolori nel 1983 come pilota, poi come Leader in volo e, infine, divenendo Comandante.
Comandante, se dovesse riassumere la sua vita di pilota acrobatico in un momento di grande soddisfazione e in uno di grande paura, quali aneddoti racconterebbe?
Momenti di paura non ne ho mai vissuti; di tensione sì, ma quel che non c’è mai, quando si fa questo lavoro, sono i momenti di angoscia: si è perfettamente consapevoli di quel che si troverà di fronte. Questo è il risultato dell’addestramento specifico riservato alle Frecce Tricolori; un percorso lungo in cui vengono forniti tutti gli strumenti utili ad affrontare le situazioni di emergenza e di pericolo. È un mondo complesso in cui non si può prevedere tutto, ma si impara a fronteggiare ogni situazione inaspettata. Bei momenti, poi, ce ne sono stati tanti, ma quello che porto dentro e ricordo nei minimi dettagli riguarda la prima manifestazione ufficiale cui ho preso parte a Lisbona, il 25 aprile del 1984, con un volo sul fiume Tago: fu una soddisfazione incredibile.
Della serie: “la prima volta non si scorda mai”…
Sì, perché quando si viene selezionati per entrare in Pattuglia si ha alle spalle un addestramento intenso della durata di un anno, che porta con sé tante difficoltà, ma alla fine della prima manifestazione si entra di diritto nel team ufficiale. Per me fu un insegnamento di vita, in quanto mi fece capire che quando si vuole raggiungere un obiettivo, bisogna prendersi tutte le proprie responsabilità e dare il massimo.
Da inizio giugno 2024 le Frecce Tricolori sono in tour fra Usa e Canada e anche lei ha partecipato ad alcune campagne come questa. Quali sono i suoi ricordi in merito?
Ho avuto la fortuna e l’onore di prendere parte a due tour negli Usa nel 1986 e nel 1992 e nella mia mente ci sono immagini indelebili. Volare davanti al pubblico americano, composto anche da tanti ex connazionali o italiani emigrati, è un ricordo che non è facile cancellare, e mi riporta a momenti davvero speciali. Non dimentichiamo, poi, che il volo nacque proprio negli Usa nel 1903, in Pennsylvania, grazie ai Fratelli Wright, quindi per le Frecce Tricolori riuscire a distinguersi fra le altre pattuglie acrobatiche che si esibivano in queste occasioni fu una considerevole soddisfazione. Penso che il valore di essere italiani lo si comprenda molto meglio quando si è lontani dalla propria terra.
Alla luce di questo, pensa che le Frecce Tricolori rappresentino il brand Italia anche all’estero?
Ne sono convinto da sempre. Le Frecce Tricolori sono fedeli ambasciatrici, nonché sintesi, di quel che è stata ed è l’Italia di oggi. Ma per poter capire a fondo questo concetto, bisognerebbe vederle dal vivo, poiché si gode di uno spettacolo diverso da quello che passa attraverso i media. Perizia, precisione e coraggio viaggiano in cielo insieme alla PAN, e poi c’è un aspetto che distingue i piloti delle Frecce Tricolori dai colleghi di altre nazionalità: nel programma italiano ci sono creatività, fantasia e gioia; elementi caratterizzanti del vivere italiano. Le Frecce Tricolori rappresentano l’Italia e gli italiani dal punto di vista professionale ma, soprattutto, storico-culturale: è così che appare il brand Italia nei cieli di tutto il mondo.
In Italia siamo abituati ad ospitare molti militari statunitensi per via della forte presenza di basi Nato, ma qual è la percezione che hanno gli americani davanti a una divisa Tricolore?
È molto positiva e favorevole, in quanto ormai distante dall’immagine dell’Italia del Secondo Dopoguerra. Quello che è successo nel giro di pochi decenni è incredibile: sono venute fuori tutte le potenzialità che gli italiani potevano esprimere anche attraverso le Forze Armate, che rappresentano uno specchio del Paese. Certo, gli stereotipi e i pregiudizi sono duri da essere abbattuti, ma vivendo in prima persona le esercitazioni internazionali dell’Aeronautica Militare o le attività operative reali, si comprenderebbero meglio la stima e l’ammirazione che tutti hanno nei confronti dell’Italia e delle sue Forze Armate.
Ogni tanto le capita di pensare ai suoi colleghi a spasso per i cieli americani?
Lo confesso: provo una sana invidia per i ragazzi delle Frecce Tricolori, perché mi piacerebbe essere con loro e incontrare tante persone negli Usa. Ricordo ancora quando fummo ospiti di alcuni immigrati italiani nel Nord-Est statunitense, ed era bello vivere la quotidianità di una famiglia composta da nonni, genitori e figli, per via dell’italianità che ne veniva fuori, anche solo ascoltando il suono dei dialetti esportati Oltreoceano e mescolati all’inglese.