Negli USA si beve meno vino e più bevande a base di cannabis

Con il consumo di alcol ai minimi da decenni e centinaia di marchi che puntano sul THC legale, negli Stati Uniti il mercato delle alternative analcoliche sta cambiando rapidamente

Negli Stati Uniti la diffusione delle bevande a base di THC – il tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis – sta coincidendo con un calo misurabile del consumo di alcol. Secondo una rilevazione Gallup, la quota di adulti che beve almeno occasionalmente è scesa al 54 per cento, il livello più basso registrato dagli anni Trenta. Parallelamente, un segmento ancora piccolo ma in rapida crescita del mercato delle bevande analcoliche sta puntando sulle infusioni di tetraidrocannabinolo ricavato dalla canapa industriale, un prodotto legalmente distinto dal THC ricreativo. Whitney Economics, società di analisi con sede in Oregon, stima che le vendite di queste bevande — che includono seltzer, tè freddi e soda — possano passare dagli 1,1 miliardi di dollari del 2024 a oltre 5,5 miliardi entro il 2035.

L’interesse delle aziende non riguarda solo i produttori specializzati. Alcune catene della grande distribuzione hanno iniziato a testare la categoria in mercati dove la normativa lo consente: Target, ad esempio, ha introdotto una selezione di drink al THC nei negozi del Minnesota, uno dei pochi Stati che consente la vendita al dettaglio di prodotti derivati dalla canapa a basso contenuto di THC al di fuori dei dispensari. Tra i marchi più visibili ci sono Cann, che propone una “social drink” a bassa gradazione di THC; Nowadays, che promuove la categoria come alternativa all’alcol; e Cycling Frog, che combina bevande e commestibili. Secondo Beau Whitney, capo economista di Whitney Economics, «è in corso una sostituzione tra bevande alcoliche tradizionali e prodotti a base di cannabis», fenomeno osservabile in particolare nei segmenti di mercato più sensibili alle alternative low-calorie e analcoliche.

La crescita della domanda si concentra infatti tra le consumatrici tra i 30 e i 40 anni, fascia che negli ultimi anni ha guidato anche il successo di prodotti analoghi nel mercato “alcohol-free”, come gli spirit analcolici di marchi quali Seedlip o Lyre’s. Molti di questi drink vengono presentati con claim mirati: zero zuccheri, zero calorie e assenza degli effetti collaterali tipici dell’alcol. Whitney osserva che una parte dei consumatori sostituisce il tradizionale bicchiere di vino serale con prodotti al THC, dinamica già vista in altri settori — come l’aumento del consumo di birre analcoliche come Heineken 0.0 o Athletic Brewing — spinti da un cambiamento culturale sull’idea di “moderatismo”.

La comunità medica, però, invita alla prudenza. Céline Gounder, infettivologa e commentatrice medica di CBS News, ricorda che gli effetti del THC sull’organismo variano in base alla modalità di assunzione e all’abitualità del consumo. Sia fumata sia ingerita, la sostanza può influenzare funzioni cognitive e motorie, provocando ansia, tachicardia, rallentamento dei tempi di reazione e, in rari casi, episodi psicotici. Studi citati dai Centers for Disease Control and Prevention indicano che l’assunzione di cannabis, anche tramite bevande, può aumentare del 30-40 per cento il rischio di incidenti stradali. A differenza dei commestibili solidi, che hanno tempi di assorbimento più lenti, gli effetti delle bevande possono manifestarsi in 15-20 minuti, rendendo possibile un’assunzione inconsapevole di quantità eccessive.

Restano inoltre aperte questioni regolatorie legate alla distinzione tra THC “derivato dalla canapa”, consentito a livello federale entro la soglia dello 0,3 per cento di contenuto di delta-9 THC, e THC ricreativo, la cui vendita è permessa solo negli Stati che hanno legalizzato l’uso adulto. Attualmente 44 Stati autorizzano almeno alcuni prodotti con THC derivato dalla canapa, ma con limiti e modalità di vendita molto diverse: in 37 di questi è possibile acquistarli anche fuori dai dispensari, mentre in altri — come la Florida o il Texas — sono in corso dibattiti legislativi per restringerne la distribuzione.

I CDC avvertono inoltre che un consumo prolungato, soprattutto in età adolescenziale, può avere effetti duraturi su memoria, attenzione e capacità decisionali. L’agenzia definisce la dipendenza dalla cannabis come l’incapacità di interromperne l’uso nonostante la presenza di problemi sociali o sanitari correlati, una condizione che secondo le stime federali interessa circa il 10 per cento degli utilizzatori abituali.

Immagine di Francesco Caroli

Francesco Caroli

Francesco Caroli, nato a Taranto, ha iniziato a scrivere di musica e cultura per blog e testate online nel 2017. È autore per le riviste cartacee musicali L'Olifante e SMMAG! e caporedattore per IlNewyorkese. Nel 2023 ha pubblicato il saggio "Il mutamento delle subculture, dai teddy boy alla scena trap" per la casa editrice milanese Meltemi.

Condividi questo articolo sui Social

Facebook
WhatsApp
LinkedIn
Twitter

Post Correlati

Ritorna il camping di lusso Governors Island

Se stai cercando una fuga perfetta dalla frenesia della città senza allontanarti troppo, Governors Island potrebbe essere la tua destinazione ideale. E se desideri trasformare questa breve fuga in un’esperienza indimenticabile, Collective Retreats è pronto ad accoglierti con le sue

Leggi Tutto »
Torna in alto