Morire d’amore di Salvatore Cantone (RPlibri, 2024 pp. 96 € 12.00) raccoglie il modello ricorrente letterario ed elegiaco di una tradizione significativa e fondamentale che ha nell’amore il luogo d’origine della trasparenza delle sensazioni interiori.
Salvatore Cantone introduce una resilienza affettiva, eredita la profonda espressione artistica dell’intensità poetica e consegna l’ispirazione della bruciante e viscerale dedizione, sussurrata attraverso la forma lirica dei versi, nel circuito istintivo e intuitivo degli argomenti ancestrali, intorno all’idea di amore e morte. Scopre la rappresentazione dell’affezione come un anelito che trapassa la variazione dolorosa del suo annullamento e trasferisce ad altri contorni e direzioni di eco immortale, il senso di noi stessi e della nostra condizione umana.
Il poeta delimita il richiamo all’empatia e rivive la relazione delle emozioni in una costante e incessante risurrezione emotiva che rafforza la finalità salvifica della nostra esistenza. Offre una devozione sacrificale nella consacrazione di una riflessione universale, lungo la destinazione dell’anima, nella sua compiutezza psichica, nei confronti di ogni autentico legame con la sensibilità. Reperisce l’invisibile confine inconscio della volontà quando il decesso impulsivo sopraggiunge dentro lo spirito, nell’animazione del cuore, nel principio immateriale del coraggio e della fede.
Salvatore Cantone compone l’inesorabile processo di trasformazione e di sublimazione delle esperienze essenziali della vita, collegate alla nobilitazione dei desideri e alla identificazione delle passioni. L’incastro metaforico tra fioritura e decadenza collega l’eternità della dimensione di libertà introspettiva alla facoltà dell’uomo di mantenere la funzione vitale del coinvolgimento, di attraversare il sentiero labirintico della sofferenza, di affrontare il varco crudele delle fratture e delle privazioni, nell’inquietudine dell’indifferenza, generando un’osservazione intima e privata sull’intensità di ogni attrazione, provocando il confronto delle rivelazioni nei vincoli affettivi con le reciproche affinità e gli intrecci imprevedibili e inestricabili dello struggimento.
Salvatore Cantone si specchia nell’incognita impenetrabile del sentire, governa le vibrazioni percettive, ne fa ardente e sensuale disposizione d’animo che sconvolge il presentimento e rinnova il realismo della rispondenza verso la perdizione della voluttà. Recupera la piena maturazione di sé con una conversione romantica in cui l’acuta consapevolezza delle pulsioni di rinascita e di estinzione abbracciano l’intrinseco processo del conflitto psicologico, trovano il terreno adatto per sviluppare l’influenza dell’evoluzione in un tempo e in uno spazio governati dagli orizzonti seduttivi e distruttivi. L’universale appartenenza della poesia scandisce la dimensione evocativa dell’eternità della conoscenza e dei suoi interrogativi. La viva vocazione di una confessione prolungata, eleva i versi nell’incondizionato fervore, nell’unione esclusiva di anima e corpo, nella reciproca donazione, pervade la spinta di tensione dolente e sferzante, oltre lo smarrimento di sé.
La poesia di Salvatore Cantone si nutre di versi rivelatori e inaspettati, alimenta il respiro dell’innamoramento nell’intonazione delle attese, nell’impeto della seduzione, nel tormento della desolazione, nell’entusiasmo dell’eros, infiamma la carnalità donandole la languida e tremante opportunità nell’impetuosa tenacia di vivere e nella manifestazione di ogni incanto, di ogni promessa, nella ricerca dell’altro.