La caduta degli dei

Non è un gran momento per le cosiddette bandiere del calcio. Maldini è stata cacciato da Cardinale, capo del fondo americano proprietario del Milan, per di più dopo aver vinto uno scudett; Totti, in un‘intervista a Sky, si è lamentato per l’ennesima volta che la Roma, a cui lui ha dedicato la sua vita sportiva e non solo, non gli ha mai offerto un ruolo serio nella società. Totti, che ha citato anche Maldini e Del Piero, si è auto definito ingombrante.

Ma dico io: una bandiera è ingombrante? Non è piuttosto vero il contrario, cioè che semplifica e dunque alleggerisce i rapporti sempre volubili con i tifosi e la cosiddetta piazza? Non è che che i nuovi governanti del calcio temono il confronto narcisistico con il talento? Certo, poi gli ex campioni devono mostrarsi capaci nei nuovi ruoli: manager, allenatori, etc… e non sempre il talento accompagna le persone fuori dal campo. Però, suvvia, un po’ di delicatezza non guasterebbe.

Per rimanere sulla sponda giallorossa del Tevere, stamane a ciel sereno abbiamo appreso del licenziamento di De Rossi dopo solo 4 giornate di campionato e dopo un fresco rinnovo di contratto a giugno. Un’altra bandiera maltrattata, che era stata oltretutto molto comoda politicamente alla società per far trangugiare ai tifosi la cacciata della divinità Mourinho, genio ormai solo della polemica e non più della tattica. Anche qui i proprietari sono americani, la famiglia Friedkin. Non sarà che questi signori portino nel nostro calcio una mentalità cinica da multinazionale che poco si addice alle abitudini del nostro sport nazionale per eccellenza? Forse, invero, portano nel nostro calcio indebitato oltre la decenza, i soldi. Ma i soldi non bastano né per il successo, pensate a quello che i principi arabi hanno buttato nel PSG, né per costruire governance che funzionino.

A proposito di governance, anche un semidio come Ibrahimovic è messo male. E poi perché solo semi: lui stesso ha paragonato il suo calciomercato estivo alla creazione del mondo dicendo che poi Dio la domenica si riposa. Peccato che spesso, di domenica, si gioca, e che ancora più spesso il suo Milan faccia schifo anche al più fedele dei rossoneri. Ieri si è giocato di mercoledì nella nuova sfavillante Champions e il Milan le ha buscate in casa dal Liverpool per 3 a 1. Prima della partita, incautamente, il nostro vichingo rom ha detto che lui è il leone e gli altri che criticano sono gattini. Adesso però i gattini, cioè i tifosi, sono incazzati con lui. E si sa che un gatto incazzato può rovinare con le unghie una bandiera.

In realtà la colpa è sempre dello stesso Cardinale che caccia le bandiere giuste (Maldini) e prende quelle sbagliate (Ibra). La verità, in fondo – e di Fondi anche si tratta – è proprio questa: il calcio Moderno non ha più bandiere ma solo proprietari che, a loro volta, non hanno più bisogno di bandiere ma solo di guadagnare. Alla prossima.

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Claudio Brachino

Claudio Brachino è laureato in Lettere e filosofia presso la Sapienza - Università di Roma. È noto per la sua poliedrica carriera come autore, giornalista e direttore editoriale. Ha scritto opere teatrali e saggi, tra cui "La macchina da presa teatrale". Nel 1987, ha intrapreso la sua carriera giornalistica con il gruppo Fininvest, contribuendo al successo di programmi televisivi come "Verissimo" su Canale 5. Ha ricoperto ruoli chiave all'interno di Mediaset, dirigendo programmi di punta come "Studio Aperto" e "Mattino Cinque", oltre a essere stato direttore di Videonews. Attualmente è Direttore Editoriale di "Good Morning Italy, editorialista Italpress e commentatore politico Rai e La7.

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