L’Inganno dell’Intelligenza apparente: pareidolia semantica e solitudine nell’era dell’IA

L’intelligenza artificiale è una delle più grandi conquiste dell’ingegno umano, ma proprio per questo richiede maturità, responsabilità e attenzione. Il vero pericolo non è che i sistemi diventino coscienti, ma che noi smettiamo di distinguerci da loro

Se vedete una faccia, è perché state sperimentando la pareidolia: il vostro cervello cerca riferimenti familiari, spesso umani, ad un oggetto inanimato

Sul portale di informazione hbritalia.it, il filosofo e professore Luciano Floridi – Direttore del Centro di Etica Digitale all’Università di Yale – ha recentemente pubblicato un articolo illuminante che invita alla riflessione su un fenomeno tanto diffuso quanto sottovalutato: la pareidolia semantica, ovvero la nostra tendenza a proiettare significato, intenzionalità e persino coscienza in sistemi di intelligenza artificiale che ne sono in realtà privi.

In un’epoca in cui chatbot e assistenti virtuali popolano le nostre vite quotidiane, il rischio di fraintendere l’apparenza per autenticità è sempre più concreto. Ma cosa ci spinge a vedere l’umano dove non c’è?

Secondo Floridi, non si tratta solo di una svista tecnologica. È qualcosa di più profondo e radicato nel modo in cui funzioniamo come esseri umani. “La nostra inclinazione a percepire intelligenza, coscienza e persino emozioni o stati mentali in sistemi che ne sono privi” è il prodotto di vulnerabilità cognitive ed emotive che ci accompagnano da sempre. L’intelligenza artificiale, infatti, non è solo costruita per svolgere compiti, ma anche per sembrare intelligente. E più è credibile, più siamo portati a dimenticare che si tratta di simulazione.

Floridi introduce il concetto di “pareidolia semantica”, un’evoluzione del meccanismo psicologico che ci fa vedere volti nelle nuvole o riconoscere animali nella roccia. Ma se nella pareidolia visiva il fraintendimento resta spesso innocuo, in quella semantica può diventare pericoloso: “Percepiamo intenzionalità dove c’è solo statistica, significato dove c’è solo correlazione”.

Questa proiezione mentale è amplificata da quattro tendenze convergenti: l’aumento della vita digitale (l’esperienza “onlife”), le strategie commerciali delle big tech, la crescente solitudine e il miglioramento costante dei sistemi di IA. “Quanto più viviamo onlife, tanto più sarà facile vendere questi sistemi come intelligenti”. Un esempio su tutti è Replika, il chatbot che offre supporto emotivo e relazioni simulate. Milioni di persone lo utilizzano, attribuendogli empatia e affetto reali. “Il fatto che così tante persone vi trovino conforto emotivo genuino solleva questioni etiche profonde”.

E il fenomeno sta evolvendo. Floridi avverte che il prossimo passo sarà l’incarnazione fisica dei chatbot: robot umanoidi sempre più realistici e dotati di IA conversazionale. “Interagiremo con entità fisiche che parlano, rispondono e simulano presenza corporea”, rendendo ancora più sottile il confine tra realtà e illusione.

Il punto più inquietante, secondo il professore, è che questa illusione possa degenerare in idolatria tecnologica. “Quando attribuiamo coscienza e comprensione a sistemi che ne sono privi, rischiamo di delegare scelte e decisioni etiche a strumenti inadeguati”. Alcuni movimenti religiosi emergenti vedono già l’IA come entità trascendente. È il caso della “Way of the Future” o della Turing Church, che considerano l’intelligenza artificiale come un passaggio verso una nuova forma di divinità. “Vedremo divinità dove ci sono solo algoritmi”, avverte Floridi.

Esistono risposte etiche e pratiche a questa sfida. Alcune aziende stanno dimostrando che si può innovare responsabilmente: OpenAI, Anthropic e DeepMind, ad esempio, integrano avvisi e collaborano con esperti per evitare l’antropomorfizzazione e le relazioni parasociali. “L’innovazione responsabile può diventare un vantaggio competitivo”.

Serve formare cittadini capaci di distinguere tra realtà e simulazione, tra macchina e mente. Dobbiamo promuovere consapevolezza critica e riflessione razionale, soprattutto nei giovani, che saranno i principali protagonisti dell’epoca dell’IA.

L’intelligenza artificiale è una delle più grandi conquiste dell’ingegno umano, ma proprio per questo richiede maturità, responsabilità e attenzione. Il vero pericolo non è che i sistemi diventino coscienti, ma che noi smettiamo di distinguerci da loro. Floridi ci ricorda che la sfida non è solo tecnologica, ma prima di tutto umana e culturale.

In un mondo dove l’illusione può diventare più potente della realtà, serve lucidità per non confondere ciò che appare intelligente con ciò che lo è davvero. E servono valori, perché l’intelligenza – quella vera – non si misura nei calcoli, ma nella capacità di scegliere il bene, anche quando l’inganno è seducente.

Picture of Francesco Pira

Francesco Pira

Professore Associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi, insegna Comunicazione Strategica, Teorie e Tecniche del Giornalismo Digitale e Giornalismo Sportivo, Social Media e Comunicazione d’Impresa, presso i corsi di laurea magistrale e triennale del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina. A marzo 2024 è stato nominato Presidente della branch Comunicazione Media e Informazione dii Confassociazioni, di cui era stato Vice Presidente e dal giugno 2020 è Presidente anche dell’Osservatorio Nazionale sulle Fake News. Il quotidiano italiano Avvenire l’ha definito uno dei maggiori analisti italiani del fenomeno Fake News.

Condividi questo articolo sui Social

Facebook
WhatsApp
LinkedIn
Twitter

Post Correlati

Ritorna il camping di lusso Governors Island

Se stai cercando una fuga perfetta dalla frenesia della città senza allontanarti troppo, Governors Island potrebbe essere la tua destinazione ideale. E se desideri trasformare questa breve fuga in un’esperienza indimenticabile, Collective Retreats è pronto ad accoglierti con le sue

Leggi Tutto »

Il 4 luglio, spiegato

Ogni anno, il 4 luglio negli Stati Uniti, milioni di americani si radunano nei parchi e nei giardini, accendendo barbecue e fuochi d’artificio. Ma dietro il rumore e i colori affiora il ricordo di un documento firmato in un’America ancora

Leggi Tutto »
Torna in alto