La comparsa dei cassieri da remoto nei fast food di New York

Più o meno da ottobre, in alcuni ristoranti nel Queens, a Mangattan e nel Jersey, i clienti vengono accolti, come in ogni altro fast food, dalla cassiera. Ma c’è un dettaglio insolito: la cassiera non è fisicamente presente nel ristorante, ma sta lavorando a migliaia di chilometri di distanza, nelle Filippine, come una sorta di assistente virtuali. Quando non è impegnata a rispondere ai clienti in questa improvvisata riunione di Zoom, risponde al telefono del ristorante o ne gestisce gli ordini da remoto. È una dei 12 assistenti virtuali che accolgono i clienti in almeno dieci ristoranti di New York.

Questo nuovo modello di servizio, offerto dall’azienda Happy Cashier, potrebbe rappresentare un’innovazione rivoluzionaria nel settore ristorativo. Ma suscita anche dubbi e preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda il trattamento dei lavoratori e l’impatto sul mercato del lavoro locale.

Da un lato, i proprietari di piccole attività sperano che questo modello aiuti a ridurre i costi operativi e a migliorare l’efficienza. Con affitti in aumento e l’inflazione che spinge per un aumento salariale dei dipendenti ma frenando l’aumento dei prezzi sui prodotti venduti, trovare soluzioni innovative sembra essere diventato cruciale per la sopravvivenza dei ristoranti.

Dall’altro lato, c’è preoccupazione per il trattamento dei lavoratori remoti. Questi vengono pagati solo $3 l’ora, una cifra ben al di sotto del salario minimo di $16 all’ora nella città di New York ma – garantisce Happy Cashier – quasi il doppio di quanto prende all’ora un lavoratore nelle Filippine. Oltre la disparità salariale significativa, comunque, i lavoratori virtuali non godono neanche degli stessi diritti e protezioni dei lavoratori locali. Inoltre, c’è il rischio che questo modello possa portare a una diminuzione dei posti di lavoro locali nel settore ristorativo.

Mentre i ristoranti cercano di massimizzare i loro spazi e ridurre i costi, potrebbero essere tentati di passare agli assistenti virtuali, creando così una maggiore precarietà nell’industria. Dal 2019 al 2022, i ristoranti di fast food a New York hanno perso più di un dipendente a testa, scendendo dai 9,23 dipendenti del 2019 agli 8,5 del 2022. Alcuni clienti, poi, lamentano la mancanza di autenticità nell’interazione con gli assistenti virtuali e preferirebbero il contatto umano.

Il proprietario di Happy Cashier, Chi Zhang, è un ex proprietario di un ristorante orientale di Brooklyn, costretto a chiudere dopo la pandemia di coronavirus. Sostiene che l’esperienza della precedente attività lo abbia spinto a cercare di dare una mano alle altre piccole imprese come la sua per massimizzare l’efficienza, integrando un modello di lavoro simile a quello dei call center all’estero. E, in fondo, è totalmente legale, visto che le leggi sul salario minimo si applicano solo ai lavoratori fisicamente presenti nei limiti geografici dello Stato.

Nel 2022 Freshii, una catena di ristoranti canadesi, aveva già provato ad integrare questo servizio in alcuni dei propri ristoranti, appoggiandosi ad un’azienda molto simile a Happy Cashier, chiamata Percy, che forniva lavoratori virtuali. I cassieri di Percy venivano pagati solo $3,75 all’ora. Da quando Freshii è passata sotto il controllo di Foodstatic nel 2023, e dopo molte proteste da parte dei clienti, i cassieri virtuali sono stati rimossi.

Nonostante le critiche, Happy Cashier prevede di espandersi rapidamente, con l’obiettivo di inserire assistenti virtuali in più di 100 ristoranti nello Stato di New York entro la fine dell’anno. Rimangono, perl, gli interrogativi su come la ristorazione si evolverà nei prossimi anni e quali saranno le implicazioni per i lavoratori.

Francesco Caroli

Francesco Caroli

Francesco Caroli, nato a Taranto, è laureato in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Studi Europei all'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Ha iniziato a scrivere di musica e cultura per blog e testate online nel 2017. Appassionato di musica e grande fruitore di rap, attualmente collabora come project manager per l'etichetta discografica DIGA Records ed è autore per le riviste cartacee musicali L'Olifante e SMMAG! Nel 2023 ha pubblicato il saggio "Il mutamento delle subculture, dai teddy boy alla scena trap" per la casa editrice milanese Meltemi.

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