Il 26 gennaio 1994, trent’anni fa, Silvio Berlusconi annunciò la sua discesa in campo nell’agone politico italiano attraverso un videomessaggio registrato di nove minuti a tutti i telegiornali nazionali. Colse di sorpresa tutti, perché infondo nessuno si aspettava che un imprenditore del suo calibro decidesse di affrontare in prima persona questa straordinaria avventura che ha segnato un’epoca della storia italiana. In quegli anni l’Italia era stravolta dall’inchiesta “Mani Pulite”, i partiti storici della cosiddetta Prima Repubblica erano stati spazzati via dalle inchieste giudiziarie e così, colui che aveva inventato la televisione privata, decise di fondare un partito in pochi mesi, e dopo una campagna elettorale come non si era mai vista prima nella storia, diventò presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana.
Quello fu il primo governo, a cui sono seguiti altri quattro guidati da Silvio Berlusconi che tra le innumerevoli cose è ricordato per essere stato anche uno leader più atlantisti della storia del nostro Paese. Un vero e autentico estimatore degli Stati Uniti d’America, nonché amico personale dei presidenti americani del suo tempo.
Sono state davvero tante le sue innumerevoli attestazioni di ammirazione e amicizia per gli Usa. Mi viene da pensare alla celebre frase in inglese che Berlusconi pronunciò nel settembre 2002 a Camp David insieme al presidente George W. Bush in cui disse: “I consider the american flag not only a flag of a country, but an universal message of freedom and democracy”.
Oppure al discorso pronunciato il 1° marzo 2016 al Congresso degli Stati Uniti d’America affermando: “È per me uno straordinario onore essere stato invitato a pronunciare questo discorso nel luogo che è uno dei massimi templi della democrazia. Parlo in rappresentanza ed a nome di un Paese che nei confronti degli Stati Uniti d’America ha un’amicizia profonda, che agli Stati Uniti si sente legato da vincoli plurisecolari. Una parte importante dei cittadini americani ha origini italiane. Per loro l’America è stata una terra di opportunità che li ha accolti generosamente ed essi hanno contribuito con il loro ingegno e con il loro lavoro a rendere grande l’America. E sono orgoglioso di vedere quanti cittadini di origine italiana sono oggi membri del Parlamento della più grande democrazia del mondo…”. Sono parole che restano nella storia del nostro Paese e del nostro indissolubile legame con gli Stati Uniti. Per decenni, il ponte di collegamento tra l’Europa e gli Usa è stato Silvio Berlusconi, il feeling con i presidenti americani e il ruolo di mediatore con altri leader mondiali, rivendicando il suo atlantismo in ogni luogo e in ogni forma con orgoglio, da italiano riconoscente verso un Paese che ha salvato l’Italia dal nazifascismo e donato prosperità grazie agli aiuti del Piano Marshall.
Sarebbe bello chiedergli cosa ne pensa dello scenario globale attuale, con due guerre in corso e due elezioni (Europa e Usa) che segneranno il corso della storia dei prossimi anni. La storia recente è molto cambiata e, osservando quello che sta accadendo, cambierà sempre più velocemente.