L’esposizione di sé, anche nei suoi aspetti più intimi, è parte integrante delle dinamiche comunicative contemporanee. La dimensione personale viene spesso trasferita in uno spazio pubblico e digitalizzato, dove la riconoscibilità assume un valore cruciale e il corpo diventa leva di affermazione sociale ed economica.
In questo contesto, servizi come OnlyFans non rappresentano solo strumenti di guadagno, ma si trasformano in simboli culturali capaci di orientare desideri, identità e strategie di autorealizzazione.
Particolarmente significativo è l’articolo pubblicato su d.repubblica.it, OnlyFans secondo le adolescenti: “Un possibile modo per guadagnare denaro”, che presenta un’indagine sull’impatto di questi ambienti digitali sulle visioni del futuro di molti giovani.
Il testo riporta una ricerca condotta in Spagna dalla University of Alcalá e pubblicata sul journal Sexuality & Culture, basata su focus group con studenti tra i 12 e i 16 anni. “I ragazzi conoscono queste applicazioni già a partire dai 12 anni e le considerano un possibile mezzo per ottenere guadagni”. Le ragazze le interpretano come possibilità di autonomia finanziaria, mentre i coetanei maschi, pur consapevoli di avere minori possibilità, la vedono come occasione di profitto.
Un aspetto rilevante riguarda la conoscenza approfondita del modello di business: “Gli adolescenti mostrano una comprensione che i ricercatori definiscono ‘sofisticata’”. Conoscono le dinamiche economiche, la necessità di visibilità, costanza e disponibilità a contenuti espliciti.
La consapevolezza dei rischi, invece, è meno sviluppata. “Le ragazze riflettono sul confine tra libera scelta e coercizione, ma ammettono di essere attratte dalle possibilità economiche”. I ragazzi tendono a minimizzare criticità legate a sfruttamento, reputazione e cyberbullismo.
La psicologa Jessica Capellini evidenzia le fragilità psicologiche: “Sugli adolescenti si possono riscontrare indebolimento dell’autostima, ansia da prestazione, dipendenza affettiva e da internet”.
Cruciale è la forte associazione tra spazio online e realizzazione personale: “OnlyFans viene vista come alternativa più semplice rispetto al lavoro tradizionale o all’istruzione”. L’autocostruzione attraverso contenuti sessualizzati è intesa come “strategia intelligente o persino ammirevole”.
Il fenomeno riflette una configurazione culturale definita “imprenditorialità sessuale neoliberale”, dove la sessualità si trasforma in capitale e strumento di affermazione individuale.
In questa direzione si muove anche il progetto di ricerca che ho personalmente condotto, intitolato “L’impatto di OnlyFans sulla Generazione Z”, volto a indagare percezioni e atteggiamenti giovanili verso la piattaforma. Lo studio, basato su un questionario anonimo CAWI, ha coinvolto 1.116 partecipanti tra i 14 e i 30 anni.
OnlyFans, associato prevalentemente a contenuti sessuali, rappresenta oggi uno spazio dove si intrecciano produzione di contenuti, lavoro sessuale e identità. I dati restituiscono un quadro sfaccettato: i giovani mostrano coscienza critica e curiosità, spesso priva di preconcetti, verso chi produce o consuma contenuti.
La creazione e fruizione di materiale sessualizzato viene normalizzata come forma di intrattenimento digitale “onlife”, dove la distinzione tra online e offline si dissolve e il corpo assume centralità in chiave economica e comunicativa. Come sottolinea Byung-Chul Han, il digitale diventa ubiquo, ovvero presente ovunque nella nostra vita quotidiana, trasformando pratiche in stili di vita. OnlyFans incarna così le contraddizioni dell’epoca moderna: tra libertà espressiva, spettacolarizzazione dell’intimità e logiche di mercato.
La ricerca spagnola mostra come OnlyFans entri precocemente nell’immaginario adolescenziale, configurandosi come mezzo di indipendenza e notorietà. La conoscenza del modello da parte di ragazze e ragazzi rivela l’interiorizzazione di logiche neoliberali, dove il corpo è capitale e la realizzazione passa per l’espressione intima monetizzata. Colpisce la scarsa percezione dei pericoli e la normalizzazione della sessualizzazione.
Anche la mia analisi conferma tendenze simili in Italia, sottolineando l’urgenza di un’educazione affettiva e digitale in grado di offrire nuove chiavi di lettura. OnlyFans non è solo un ecosistema mediale, ma il segno di una trasformazione culturale significativa, dove corpo, intimità e comunicazione convergono nella logica dell’esposizione remunerata.
La vera sfida non è demonizzare o semplificare, ma accompagnare a una fruizione consapevole di questi spazi virtuali, riconoscendo le opportunità senza ignorare le criticità. È necessario un patto tra scuola, famiglie, università e media per costruire una solida educazione ai sentimenti, alla rete e alle nuove tecnologie, che metta al centro la dignità della persona e la pluralità delle sue espressioni.




