Canto di Natale del Newyorkese

È la vigilia di Natale a New York, l’affitto che sale, i conti, i clienti, il bilancio preventivo 2025, il freddo, i soldi, i regali. Gli homeless ignorati per le strade. Alcuni guardano i turisti con aria di disprezzo, altri ancora osservano con stupore le strade della città.

Come in una versione rivisitata del Canto di Natale di Charles Dickens, non c’è Ebenezer Scrooge, ma ci sei tu, che magari vivi nella Grande Mela o sogni di farlo un giorno.

Ad un tratto incroci qualcuno che ti dice la frase più controversa di New York: “Tu non sei un vero newyorkese.”

Ti arrabbi perché ti senti newyorkese. Ma che vuol dire poi essere “veri newyorkesi”?

E così, in questa immaginaria notte della vigilia, ti vengono a fare visita tre spiriti per aiutarti a trovare le risposte e scoprire cosa significa essere un “vero” newyorkese.

Il Fantasma del Newyorkese Passato

Il primo a farsi avanti è il Fantasma del Newyorkese Passato, una figura avvolta in un cappotto di lana consunto, con un hot dog in mano e lo sguardo nostalgico di chi ha vissuto una città in bianco e nero.

“Essere un vero newyorkese,” sussurra con voce roca, “significava prendere la metro per pochi centesimi, incontrare Andy Warhol a un party a SoHo e mangiare una pizza gigante a un dollaro a qualsiasi ora. Significava appartenere a una città che ti accoglieva con un sorriso… o magari con una gomitata, se bloccavi la strada a Times Square. Ah, quei tempi. Quando Brooklyn era ancora un quartiere di lavoratori e non il paradiso dell’avocado toast.”

Mentre si chiude il cappotto, con la neve che lenta ricopre i marciapiedi di New York, conclude dicendo:

“Il vero newyorkese è quello che ha vissuto qui almeno 10 anni, che ha cambiato almeno tre case e di sicuro disprezza Times Square. Tu non sarai mai un vero newyorkese, non sei nato qui e non hai vissuto la Grande Depressione.”

E con un soffio di vento gelido, scompare.

Il Fantasma del Newyorkese Presente

Non fai in tempo a riflettere sulle sue parole che, a bordo di un monopattino elettrico, arriva il Fantasma del Newyorkese Presente. È in forma smagliante, vestito di nero con un bubble-tea in mano e un solo AirPod nell’orecchio.

“Essere un vero newyorkese oggi,” dice con fare deciso, “è sapere esattamente dove posizionarsi sulla piattaforma della metro per uscire direttamente al tornello giusto.”

Il fantasma, scorrendo freneticamente il feed di Instagram senza guardarti neanche negli occhi continua:

“È lamentarsi del costo degli affitti, ma non trasferirsi mai, perché non potresti vivere lontano dalla city o senza il brunch della domenica. Essere un vero newyorkese oggi è anche accettare le contraddizioni. È amare questa città anche quando ti spinge al limite. È trovare un senso di appartenenza in mezzo al caos.”

Poi si volta e alzando per la prima volta la testa dal suo smartphone afferma:

“Tu sei già un po’ newyorkese, non è vero? Perché non importa da dove vieni, se vivi qui o se solo la sogni. Basta un istante, un respiro nella sua aria densa di storie, e capisci: New York è dentro di te. Sei un newyorkese. Basta che leggi ilNewyorkese senza ascoltare altra voce.”

E così svanisce, sfrecciando via sul suo monopattino.

Il Fantasma del Newyorkese Futuro

Mentre l’eco del presente si dissolve, un’energia ultramoderna invade la scena. Si materializza davanti a noi il Fantasma del Newyorkese Futuro, un’entità fluttuante avvolta in una nebbia di luci al neon, con droni al posto dei piedi e un dispositivo olografico per comunicare. La sua voce, sintetica ma affascinante, riecheggia come un’eco digitale.

“Benvenuto nel futuro,” esordisce, indicando una skyline che sembra uscita da un film di fantascienza. “Essere un vero newyorkese tra trent’anni significa destreggiarsi tra nuove sfide e vecchie contraddizioni. Le persone vivono ancora di sogni, ma lo fanno in appartamenti di 5 metri quadri a 50.000 dollari al mese, fluttuanti nei grattacieli dell’Upper Sky Manhattan.”

Seguendolo, scopriamo una città completamente trasformata. Wall Street, ormai sommersa dall’innalzamento del livello del mare, è diventata Venice Street, dove gondole senza gondolieri trasportano banchieri in giacca e cravatta. Sullo sfondo, il Presidente Elon Musk pubblicizza bibite energetiche.

Fermandosi prima di svanire, dice:

“Essere un vero newyorkese nel futuro significa ancora lottare per i propri sogni e di trovare il proprio posto in un luogo che non smette mai di evolversi.”

Alla fine, cosa vuol dire essere un vero newyorkese?

Con un bagliore al neon sparisce lasciando un silenzio profondo, come il respiro trattenuto da un’intera città. Apri gli occhi, ed è come se tutto si fosse dissolto in un sogno vivido e surreale. Sei di nuovo nel presente, nella tua città che ti accoglie nel suo caos vibrante e insostituibile.

Ti guardi intorno e tutto sembra nuovo, come se New York ti stesse offrendo una seconda possibilità, un invito a viverla, davvero. Il sole sorge tra i grattacieli, illuminando le strade che iniziano a brulicare di vita: clacson, risate, sirene e poi ancora i passi frettolosi sul marciapiede e il rombo della metro sotto i tuoi piedi sembra un battito che scandisce la tua giornata.

Realizzi che hai una città intera davanti a te, pronta ad abbracciarti con tutte le sue contraddizioni e meraviglie. Le sue luci non sono solo quelle di Times Square; sono i lampioni che si accendono su un ponte al tramonto, le candele sui tavoli di un piccolo bistrot nel Village, i neon di un diner aperto tutta la notte.

E proprio come Ebenezer Scrooge dopo la visita dei suoi fantasmi, ti accorgi che la New York del passato, del presente e del futuro non è solo uno sfondo: è un personaggio vivo, che ti invita a essere parte della sua storia dandoti l’occasione di riscrivere la tua. 

Questa città non è perfetta ma non lo sei neanche tu. Ed è proprio questo che rende tutto così straordinariamente autentico. Perché New York non ti chiede di cambiarla; ti sfida a scoprirla, ad amarla per ciò che è: uno specchio dei tuoi sogni, un teatro della tua vita.

E mentre il giorno inizia, sorridi. Sei un vero newyorkese, oggi più che mai, pronto a vivere ogni angolo della città come se fosse la prima volta. Non hai più dubbi: questa città, nel bene e nel male, è casa. E tu sei il protagonista di una storia che non smette mai di sorprendere.

Picture of Davide Ippolito

Davide Ippolito

Davide Ippolito, nato a Napoli, vive a New York. è un esperto di Reputazione, editore e autore per Amazon Prime Video. Fondatore de ilNewyorkese e Reputation Review e Direttore scientifico dell’Italian American Reputation Lab, offre consulenza per organizzazioni come NIAF , Confindustria e Federmanager. È opinionista per La7 sulle tematiche che gravitano attorno alla Reputazione e agli Stati Uniti. Nel 2023 è uscito il libro “Against Stereotypes. The real Reputation of Italian American” e ha pubblicato 4 libri sulla Reputazione e due saggi distribuiti da Mondadori. Ha svolto incarichi di docenza per l’Università di Roma La Sapienza, Emory University di Atlanta e società di formazione manageriale.

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