La prima visita di un capo di stato siriano alla Casa Bianca

È avvenuta lunedì pomeriggio, quando il presidente siriano Ahmed al Sharaa ha incontrato Donald Trump: fino a pochi giorni prima pendeva una taglia di dieci milioni di dollari per la sua cattura

Lunedì il presidente statunitense Donald Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il presidente siriano Ahmed al Sharaa: l’incontro segna un’importante step nel processo di riavvicinamento diplomatico tra i due Paesi. È la prima visita ufficiale nella storia di un capo di stato siriano a Washington, e arriva dopo mesi di progressiva rimozione delle principali barriere politiche e legali che avevano caratterizzato i rapporti durante e dopo la guerra civile siriana. Fino all’anno scorso, al Sharaa era inserito nella lista dei terroristi ricercati dagli Stati Uniti, con una taglia di dieci milioni di dollari sulla sua cattura. La sua cancellazione da quella lista, avvenuta pochi giorni prima della visita, è stata uno dei segnali più evidenti della nuova linea americana sulla Siria.

Nella conferenza stampa successiva all’incontro, Trump ha elogiato il ruolo di al Sharaa alla guida del paese, definendolo un «leader forte» impegnato nella stabilizzazione di una situazione interna ancora complessa. All’esterno della Casa Bianca, alcune decine di sostenitori del presidente siriano hanno esposto bandiere e striscioni, un elemento insolito per una visita ufficiale di un leader fino a poco tempo fa considerato ostile dagli Stati Uniti. La presenza dei sostenitori ha accompagnato una visita che al Sharaa ha cercato di trasformare in un passaggio politico utile a ottenere ulteriori aperture economiche da parte americana.

Il punto più rilevante delle richieste avanzate dal presidente siriano riguarda l’eliminazione completa delle sanzioni economiche ancora in vigore, che da anni limitano fortemente le possibilità di ripresa del paese. Lunedì, in concomitanza con l’incontro alla Casa Bianca, il dipartimento del Tesoro ha annunciato una sospensione di sei mesi delle sanzioni previste dal Caesar Act, una legge del 2019 che colpisce persone e aziende che intrattengono rapporti economici con il governo siriano. Il Caesar Act fu approvato quando al potere c’era ancora Bashar al Assad e può essere abrogato solo dal Congresso, attualmente fermo a causa dello shutdown. La sospensione temporanea è comunque un risultato significativo per la Siria, che aveva già discusso nuove forme di assistenza con la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva durante un incontro avvenuto domenica.

Oltre alle questioni economiche, Trump e al Sharaa hanno parlato del possibile coinvolgimento della Siria nella coalizione internazionale contro l’ISIS, guidata dagli Stati Uniti. Il ministero degli Esteri siriano ha confermato che il paese ha firmato un documento di adesione politica alla coalizione, precisando però che non si tratta ancora di un impegno operativo. La posizione della Siria rispetto all’ISIS è cambiata nel corso degli anni: tra il 2014 e il 2019 il paese fu parzialmente occupato dal gruppo terroristico, con cui al Sharaa aveva avuto contatti durante la fase in cui guidava un gruppo jihadista nella regione di Idlib. Da quando è alla guida del paese, il presidente ha però avviato operazioni antiterroristiche presentate come parte della ricostruzione dell’ordine interno.

Al Sharaa è arrivato al potere nel dicembre scorso, dopo una rapida insurrezione armata che ha messo fine al regime di Assad, al governo dal 2000. Prima della sua ascesa, al Sharaa guidava Hayat Tahrir al Sham, una delle principali formazioni jihadiste emerse durante la guerra civile iniziata nel 2011. Da allora ha adottato posizioni più pragmatiche nei rapporti con gli altri stati, ma le forze sotto il suo controllo sono state accusate di violenze e massacri nei territori riconquistati, soprattutto ai danni di minoranze etniche.

La visita negli Stati Uniti è uno dei passaggi finali del processo di normalizzazione internazionale del nuovo governo siriano. Al Sharaa era arrivato a Washington nel fine settimana e aveva diffuso un video in cui giocava a basket con alcuni ufficiali americani, un gesto pensato per mostrare un’immagine più conciliatrice in una fase in cui Damasco sta cercando di ottenere la rimozione totale delle sanzioni e una graduale reintegrazione nei circuiti economici globali.

Immagine di Francesco Caroli

Francesco Caroli

Francesco Caroli, nato a Taranto, ha iniziato a scrivere di musica e cultura per blog e testate online nel 2017. È autore per le riviste cartacee musicali L'Olifante e SMMAG! e caporedattore per IlNewyorkese. Nel 2023 ha pubblicato il saggio "Il mutamento delle subculture, dai teddy boy alla scena trap" per la casa editrice milanese Meltemi.

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