Un accordo è stato finalmente raggiunto per mettere fine agli scioperi selvaggi che hanno paralizzato il sistema penitenziario dello Stato di New York, un’azione che ha coinvolto migliaia di agenti di custodia e ha generato disordini in quasi tutte le 42 prigioni statali. L’intesa, siglata sabato tra le autorità statali e il sindacato degli agenti di custodia, prevede il ritorno al lavoro degli agenti a partire da lunedì prossimo.
Gli scioperi erano iniziati il 17 febbraio scorso, quando gli agenti di custodia avevano dichiarato una serie di azioni di protesta non autorizzate, a causa di condizioni di lavoro sempre più insostenibili. La carenza di personale, il lavoro straordinario obbligato e il deterioramento delle condizioni di sicurezza nei penitenziari avevano spinto i sindacati a intraprendere scioperi che sono stati dichiarati illegali dalle autorità. Il Dipartimento delle Correzioni e della Supervisioni Comunitaria aveva lanciato un ultimatum agli agenti: tornare al lavoro o affrontare provvedimenti disciplinari, licenziamenti e, potenzialmente, accuse penali.
Nonostante la minaccia, l’accordo prevede che le modifiche alle condizioni di lavoro si traducano in una pausa temporanea su alcune disposizioni della legge HALT (Humane Alternatives to Long-Term Solitary Confinement Act). La legge, che limita l’uso del confinamento solitario per i prigionieri, è stata messa in discussione dal sindacato, che aveva sostenuto che senza l’uso di questa misura non fosse possibile garantire la separazione dei detenuti violenti dal resto della popolazione carceraria. La decisione di sospendere temporaneamente alcune di queste misure era stata una delle principali richieste avanzate dai sindacati.
Nel frattempo, gli scioperi avevano causato un crescente allarme riguardo alle condizioni di vita nelle carceri. Alcuni prigionieri sono morti mentre erano in custodia, soprattutto a causa della carenza di personale durante gli scioperi. Anche se le autorità non hanno ancora emesso dichiarazioni definitive sull’incidente, la governatrice Kathy Hochul ha commentato che «i primi rapporti indicano un comportamento estremamente disturbante che ha portato alla morte di Mr. Nantwi».
Inoltre, l’onda lunga delle proteste ha avuto ripercussioni anche sul sistema giudiziario, con numerosi detenuti che hanno saltato udienze in tribunale, e alcuni che hanno denunciato la mancanza di accesso a cure mediche urgenti, come nel caso di due uomini deceduti presso l’Auburn Correctional Facility. La tensione è cresciuta ulteriormente quando il Dipartimento delle Correzioni ha dovuto fare ricorso all’intervento della Guardia Nazionale, schierando circa 7.000 soldati per far fronte alla carenza di personale.
L’accordo che sancisce la fine degli scioperi non è stato accolto senza critiche. Infatti, alcuni membri del sindacato, in particolare quelli appartenenti alla New York State Correctional Officers and Police Benevolent Association, hanno sollevato dubbi sulla sua attuazione, visto che non avevano autorizzato le azioni di sciopero. La questione del ritorno al lavoro rimane quindi complessa, poiché il sindacato non ha ancora fornito dettagli su come intenda far rispettare l’accordo, soprattutto alla luce del fatto che molti agenti avevano continuato a scioperare anche dopo il precedente accordo fallito del mese scorso.
Nel contesto di questa crisi, l’amministrazione statale ha anche riservato il diritto di punire gli agenti coinvolti negli scioperi, come indicato nel memorandum ufficiale. Il dipartimento ha sottolineato che eventuali conflitti futuri sull’accordo saranno risolti da un arbitro, ma non sono esclusi ulteriori interventi disciplinari.