Il prossimo 19 settembre a partire dalle 7:00 p.m. è fissato un nuovo ed imperdibile concerto della cantante Jazz d’origine molisana Chiara Izzi, cantautrice e compositrice ormai d’adozione newyorkese a tutti gli effetti. L’appuntamento è presso la Casa Zerilli-Marinò ed è obbligatoria la registrazione. In vista di quest’importante esibizione, cerchiamo di conoscerla meglio.
Sei nata a Campobasso ma la tua carriera ha preso il volo a New York. Sembra che anche tu abbia vissuto un sogno americano, ma com’è successo?
In verità a partire dagli anni della scuola sono sempre stata “esposta” alla musica, ed iniziai a suonare come pianista classica. Ma la mia curiosità cresceva e volevo studiare di più, tanto che mi iscrissi ad una scuola privata nella mia città, la Thelonious Monk, ed abbracciai il Jazz, facendo la mia “gavetta” in Italia finché non vinsi il prestigioso Montreux Jazz Festival Voice Competition in Svizzera nel 2011. In giuria c’era anche Quincy Jones che mi consigliò di andare negli Usa e così pensai più in grande: nel 2014 ero già a New York.
Come fu l’impatto negli States dal punto di vista professionale?
Cominciai a lavorare immediatamente nei locali della città. New York, per un musicista che ama suonare live e vuole vivere di questo, è di suo un “sogno americano”. Qui è ancora possibile pensare di farlo, nonostante le difficoltà economiche e il caro affitti, perché le opportunità sono tante e la cultura dell’intrattenimento e dei concerti è molto strutturata.
Da Montreux in poi la tua carriera è decollata e hai pubblicato tre dischi, ma con il mercato digitale come ti trovi?
Nel 2013 debuttai da solista subito dopo il premio con “Motifs”, inciso con la Dot Time, ma fu nel 2019 che pubblicai “Across the Sea” per Jando Music/Via Veneto Jazz insieme al pianista Kevin Hays e a molti altri grandi musicisti internazionali del panorama jazzistico. L’ultimo uscito è il mio terzo disco “Live in Bremen” del 2022, di nuovo con la Dot Time, registrato durante una performance insieme al pianista Andrea Rea. Nonostante io non esca molto spesso sul mercato con singoli o album, sono abbastanza seguita anche su Spotify, pur non contando grossi numeri. Probabilmente è dovuto alla mia costante attività concertistica dal vivo.
Se dovessi tirare le somme del lavoro fatto in questi anni cosa ti sentiresti di affermare?
Mi ritengo molto fortunata ad aver incontrato lungo il mio percorso insegnanti, musicisti e addetti ai lavori molto attenti e competenti nel business musicale, che mi hanno supportato e ispirato nelle mie scelte artistiche e di carriera. Il primo disco inciso dopo Montreux per me rappresentò davvero un’opportunità, ma adesso sto pensando a cosa fare per il prossimo: se produrlo da indipendente o agganciare una nuova etichetta. Di certo non ho fretta: il nuovo disco verrà quando mi sentirò ispirata e pronta; quando avrò qualcosa da dire. Mi piace curare i progetti nei minimi dettagli e seguire il processo creativo, che spesso non va di pari passo con gli algoritmi e le esigenze del mercato discografico, che spinge a pubblicare singoli e dischi in tempi brevi: insomma, non voglio pubblicare “tanto per”: questa è sempre stata la mia condotta discografica sino ad oggi.
Cosa deve aspettarsi il pubblico dal tuo concerto di giovedì sera?
Una mia peculiarità è che, oltre a cantare in inglese, ci tengo molto a portare l’Italia con me, cantando nella mia lingua madre. Come spesso accade, ho iniziato ad apprezzare molto di più cantare in italiano da quando vivo all’estero. In seguito all’invito della Casa Italiana Zerilli-Marimò di preparare un progetto musicale con elementi di cultura italiana, ho pensato di completare un’idea che avevo da tempo: includere hit Pop americane degli anni ’60 poi riprese da moltissimi artisti italiani sia nei testi che nelle musiche, come “You can’t Hurry Love” di The Supremes o “Blowin’ In The Wind” di Bob Dylan. Eseguirò anche miei brani fra cui “Circles Of The Mind”, premiata al prestigioso Independent Music Awards del 2020 per il miglior Jazz vocale, e canterò in portoghese una versione di “E pò che fà” di Pino Daniele molto amata in Brasile. Per me la serata a Casa Zerilli-Marinò sarà una première e non vedo l’ora di esibirmi in questa venue molto importante per la comunità italiana e italoamericana a New York.