A Ventotene i romani o i laziali che vivono nella parte sud della regione ci vanno in genere a prendere il sole o a fare una rigenerante gita in barca. Dopo magari essere passati nella più glamour vicina isola di Ponza. E magari ci andavano anche gli amici americani, o specificamente newyorkesi, che hanno vissuto nella capitale o che con la capitale tengono ancora rapporti affettivi e geografici.
I media italiani in questi giorni hanno invece pubblicato le immagini di un composto e un po’ mesto pellegrinaggio fuori stagione. È marzo e piove in gran parte d’Italia. Membri sparsi, e dunque non numerosi (almeno rispetto a quanto ci si attendeva) del mondo progressista che volevano tornare nei luoghi reali ma anche soprattutto simbolici, centro della discussione sulle radici dell’Europa che sta infiammando il discorso pubblico nazionale e non solo.
“Per un’Europa libera e unita. Progetto di un manifesto “, questo è il titolo esatto del libro scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 mentre erano al confino a Ventotene durante il Fascismo. La discussione l’ha riaperta Giorgia Meloni che, parlando alla Camera sulla risoluzione della maggioranza in politica estera, aveva attaccato quel testo fondativo soprattutto nei passaggi sulla proprietà privata e il modello di federalismo continentale.
“Non è questa la mia Europa“ ha concluso il Premier e subito è scoppiato il finimondo e giù botte da orbi (dialettiche anche se alcuni leader importanti hanno ammesso che almeno il libro glielo avrebbero lanciato volentieri). Quegli autori scriveva no al confino, dove si finiva anche solo per una battuta su Mussolini (succedeva mutatis mutandis anche nei regimi comunisti), oggi noi celebriamo la democrazia anche attraverso la libertà di critica anche dei cosiddetti testi sacri.
Libertà che abbiamo celebrato illuministicamente non a caso in Francia, dieci anni fa, dopo l’attentato mortale alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo. Illuminismo della ragione, e dunque dell’ironia, anche verso il Sacro, in quel caso alla lettera, Maometto. Se possiamo dunque criticare Maometto possiamo criticare certamente anche Spinelli. Si può rispondere: certo, sempre per lo stesso principio di libertà. Ma non con i mitra (Parigi 2015) e neanche con gli insulti, che sono poi mitra mascherati e sublimati .
La stessa Meloni è rimasta impressionata dalla violenza verbale che le si è abbattuta addosso. Infine, andando nel merito e non nei principi, l’esercito comune di cui parlava Spinelli (e di cui tanto si parla in questo periodo) serviva a scongiurare le guerre fratricide tra gli Stati europei, più che a spendere 800 miliardi per un Rearm indirizzato alle paranoie anti russe. A guardare, o meglio a leggere bene bene, mi sembra che lo spirito di Ventotene lo abbia più tradito Ursula Von Der Lyen che Giorgia Meloni.