Giovani, fuori dalle regole, dalla velocità ai risultati dell’alcol test, e l’ennesima tragedia del weekend, a pochi giorni di quella di Roma.
Stavolta di scena è Milano, via Fulvio Testi, la vittima ha appena 19 anni, le indagini devono chiarire ancora molte cose, ma ci sono pochi dubbi che il Suv preso a noleggio che si è scontrato violentemente a un incrocio con un’Opel Corsa non andasse certo nei limiti dei 50 km orari previsti in quel punto. Ripeto, le indagini sono in corso, la vicenda per la sua gravità viene seguita con grande attenzione mediatica , ma tanti sono ancora i dubbi e quindi evitiamo di dire e dare particolari inesatti.
Del resto il nostro, per il nostro giornale, non è e non vuole essere un pezzo di cronaca, ma una riflessione su un pezzo di vita (e ahimè di morte) del nostro paese. Sono tanti anni che mi occupo delle follie che succedono sulle nostre strade, ho fatto in tempo a vedere tanti slogan, dalle stragi del sabato sera alle battaglie sull’omicidio stradale. In mezzo tante storie, tante interviste tristi, spesso a familiari che hanno perso in modo assurdo figli troppo giovani per non esserci più. E quanti corsi nelle scuole, quanti convegni, quante iniziative per dire ai giovani, e non solo, che un macchina specie se potente guidata sotto l’effetto di alcol e/o di stupefacenti può diventare una bomba, un killer, una via privilegiata per l’inferno.
Ma niente da fare, nessuna prevenzione, mediale e culturale, e nessuna repressione, legale e politica, impedisce a dei ragazzi di evitare questi rischi. Perchè? E’una domanda a cui nessuno sa rispondere in modo esaustivo e convincente. Malessere sociale, male di vivere, modelli estremi di Internet, nichilismo, assenza del senso della vita, perdita del futuro, manipolazione cerebrale, chimica e metafisica. Fatto sta che queste tragedie si ripetono senza sosta, una coazione a ripetere, una morte perennemente annunciata alla Marquez che si prende ogni volta vittime diverse. Una battaglia che ci vede tutti impegnati.
Intanto noi che abbiamo scelto questo mestiere possiamo fare una cosa: parlarne, pungolare le teste, le coscienze. Svegliare più che si può la gente sempre più immersa nel grande sonno frenetico della nostra epoca.




