Quel veleno chiamato ideologia

Cari amici italiani che vivete in America, cari amici americani, è da tempo che qui diciamo che in Italia è tornata soffocante l’ideologia. Non quella poderosa delle narrazioni politiche novecentesche, bene o male che siano andate a finire, ma quella ormai nevrotica e intollerante dello schermino culturale governo – opposizione, maggioranza – minoranza. A essere sinceri e anche un po’ brutali, il vero schema di fondo è Meloni – anti-Meloni. Il corollario è post fascismo contro progressismo. Ogni cosa in questo schema è buona, anche la più lontana.

Una consigliera rossoverde del comune di Genova, Francesca Ghio, ha rivelato in una delle sedute di essere stata violentata giovanissima. Sono morta a 12 anni, ha detto. Oggi forse è in grado di fare il nome di chi l’ha stuprata, sperando di fargliela pagare. Uno sfogo pubblico per un dramma personale che merita rispetto e sensibilità. Poi che succede? La Meloni la chiama per esprimerle solidarietà e lei rende pubblica la conversazione, ribadendo al Presidente del consiglio che è colpa sua. In senso politico e culturale, ovviamente, non giuridico. Chi la violentò all’epoca apparteneva alla Genova bene, non era un immigrato illegale, uno di quelli che, secondo il governo, sono i principali responsabili dei delitti sessuali in Italia (cosa mai detta i questi termini). Ma che c’entra, ma che roba è?

La solidarietà verso una ferita personale rimane quello che è, ovvero un gesto di solidarietà che va apprezzato in quanto tale, anche perché Giorgia Meloni come donna e come figura istituzionale non può essere ritenuta responsabile di quell’episodio. Non solo, quella conversazione doveva rimanere privata e non diventare materia dell’ennesimo scontro ideologico. E poi in queste storie la ragione dov’è? Le responsabilità sono di chi ha compiuto lo stupro, non di chi ha vinto legittimamente le elezioni nel 2022 e non può essere certo la responsabile di tutti i mali del mondo, anche quelli antecedenti al suo incarico e, direi, alla sua carriera politica.

Vogliamo dire che da quando c’è lei, il patriarcato in Italia vive e domina come non mai? Ma è una solenne stronzata, smentita da sociologi e psicoanalisti anche di area di sinistra. Intanto, però, a forza di colpi di ideologia, la follia irrazionale di massa avanza: mentre scrivo queste righe, leggo di un Landini che dice in piazza, durante lo sciopero generale, che rivolteranno l’Italia come un calzino. A Torino i manifestanti hanno bruciato di nuovo l’immagine del Premier. Non è la prima volta che si ripete questo rito di violenza simbolica. Attenzione, perché l’ideologia alimentata male chissà alla fine dove ci porta…

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Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto , 2 volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per il Tempo e il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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