Per Vittorio Sgarbi

C’è una storia di cui piano piano non si parla più, o se ne parla sempre meno e riguarda un famoso, un famosissimo dello star system italiano e non solo: Vittorio Sgarbi, critico d’arte, opinionista tv, politico, saggista, intellettuale, animatore di salotti e di memorabili provocazioni.

Vittorio, mi permetto di chiamarlo così perché pur non essendo amici nel senso stretto della parola ci conosciamo professionalmente (e dunque anche un po’ umanamente) da tanti anni, sta male. E’ in ospedale, dimagrito e invecchiato, e preda di quel male oscuro chiamato depressione.

Molti, io compreso, abbiamo mandato un video di affetto e di incoraggiamento a tornare fra noi, incazzoso, travolgente e vitale come ci ha abituato da decenni. Al momento in cui scrivo non ho informazioni sulla sua reazione a questa doverosa ondata di calore e di attenzione anche se virtuale.

La vicenda però mi sembra complessa e profonda e lui stesso ne ha parlato con sincerità ma con disarmante senso di impotenza. “La mia attuale malinconia è una condizione morale e fisica che non posso evitare…come abbiamo il corpo così ci sono anche le ombre della mente, dei pensieri, fantasmi che sono con noi e che non possiamo allontanare”, così ha detto Sgarbi a Robinson, inserto del quotidiano “La Repubblica”.

Conosco bene la psicoanalisi ma non mi voglio avventurare in un’interpretazione clinica a distanza che non avrebbe senso. Né voglio entrare nei meandri semantici e storici delle parole, anche se lui lo gradirebbe, quante volte ha dissezionato analiticamente la malinconia nell’Arte…e forse la melanconia, come perdita di senso (e di libido) del mondo non ci porta lontano dalla verità.

E’ il paradosso sull’attore di Diderot, un illuminante saggio sul teatro della fine del ‘700 francese. L’acteur, dice Diderot, calca il proscenio fisico della scena, il comedien calca invece il proscenio immenso del mondo.

Vittorio, il grande commediante contemporaneo, che si ritira da quella scena cosmica che non ha più significato (ritiro narcisistico dell’energia libidica, Freud sul lutto e la malinconia). Se non è stata ammazzata, Marilyn Monroe si è staccata volontariamente dal mondo per eccesso di solitudine, tutti la amavano come sex symbol, ma nessuno come persona reale.

Non lasciamo allora solo nella sua battaglia il nostro grande Vittorio, che tante volte ci ha fatto compagnia con la sua immensa e generosa intelligenza.      

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Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto , 2 volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per il Tempo e il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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