Per Gaza (senza piazza)

Per Gaza. Certo, tutti, senza se e senza ma. Con questo intendo che noi tutti cittadini del cosiddetto Occidente democratico e civilizzato non possiamo che essere a favore della polazione palestinese. Allo stremo per la guerra, la fame, la sete, la mancanza di medicine. Tutti dentro questo orrore, senza sconti per i fragili, in primis i bambini, ma poi medici, operatori umanitari, giornalisti. Nessuno sconto per nessuno. È quella che si chiama crisi umanitaria, una questione che non è più né politica, né ideologica, ma etica.

Invece il giorno delle manifestazioni pro Gaza si è trasformato in Italia nell’ennesimo bollettino di scontri e disordini in gran parte delle città. E perché, se la vicenda come ho detto prima riguarda tutti? Perché alla fine la festa di piazza, per dirla con i cantautori di un tempo, è sempre di parte, meglio di sinistra, meglio delle sinistre nelle loro sfaccettate ragioni di sostegno.

I cattivi? Tutti a destra, ovviamente. È uno schema ridicolo anche perché il governo a guida Meloni frena, è vero, sul riconoscimento politico dello Stato palestinese per non urtare la sensibilità degli americani, però aiuta i bambini a venire nel nostro Paese a curarsi.

L’Europa, in ordine sparso, Macron in testa e ora anche Starmer (Inghilterra), sta spingendo per la soluzione da sempre auspicata, quella dei due popoli in due Stati. Può essere una forma di moral suasion della geopolitica? Funziona la moral suasion in geopolitica? Forse sì, forse no, ma da qualche parte la diplomazia, ormai convitato di pietra di tutte le guerre in corso, dovrà riuscire a imporre il suo linguaggio.

E le sanzioni? Servono sempre, non risolvono niente. Anche le istituzioni europee ci sono arrivate… in ritardo. Ma Israele è, in quanto tale, una democrazia alleata dell’Occidente nello scacchiere complesso del Medio Oriente. Israele è tutto con Netanyahu? No. Piuttosto è il leader con l’ala estremista del suo governo che gioca una sua partita pericolosa.

Il tema è questo: per vendicare il 7 ottobre ed estirpare Hamas non serviva uccidere 75 mila civili innocenti. I palestinesi non sono tutti per i terroristi. Noi ora dobbiamo aiutarli. Stop. Senza colori politici e senza la solita ferocia manichea delle piazze.

Immagine di Claudio Brachino

Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto, due volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per Il Tempo e Il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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