Sharon Verzeni trovato il colpevole

Morire senza un perché

Capire X, diceva Aristotele, vuol dire chiedersi perché X. Questa operazione alla base della razionalità e della logica umana a volte si infrange contro una scogliera enorme e minacciosa o si perde in una notte senza fine e senza odori. Quando come, in un delitto, noi cerchiamo sempre un perché, l’antico burocratico movente. Ma al di là della burocrazia penal-giuridica, rispondere a quella domanda significa tacitare un nostro dubbio angoscioso.

La logica non lenisce il dolore dei familiari delle vittime ma almeno la cristallizza per sempre. Invece, nel caso di Sharon Verzeni, la barista 33enne accoltellata nel bergamasco una sera che era uscita a fare jogging, un senso proprio non c’è, come cantava il grande Vasco Rossi. Al termine di indagini serratissime, come si dice – ma facciamo anche i complimenti a Procura e investigatori – l’assassino è stato preso e ha confessato. Non è un delitto di prossimità, persone all’interno di relazioni affettive; non è un mostro seriale o un criminale incallito che ha agito per rapina. È un italiano di nascita, ma di origini africane, praticamente coetaneo della vittima.

È uscito di casa con 4 coltelli, ha visto Sharon e ha avuto un raptus. L’ha ammazzata con brutalità, non coltellate date a caso ma poche, profonde, fatali, alla schiena e al torace. Disoccupato, qualche precedente, probabile dissesto psichiatrico. E ai genitori, al fidanzato di Sharon, che diciamo? Un’assurda tela del caso?

La soluzione di questo giallo si porterà dietro le polemiche. Altro che inclusione a ogni costo, altro che migranti buoni col Papa che firma libri manifesto con gli intellettuali di sinistra. A Milano, i figli nati da immigrati regolari animano le terribili baby gang della città. A Bergamo, o giù di lì, ammazzano senza motivo ma con abilità da macellaio. Troppi coltelli facili, anche la Germania sta correndo ai ripari dopo lo scannamento pubblico, lì per terrorismo però, di tre poveri cittadini innocenti.

E agli altri cittadini, italiani, che diciamo? Dove comincia e dove finisce il tema della sicurezza in democrazia? E quello della libertà delle nostre azioni? Ah, quella maledetta, semplice, geniale intuizione del filosofo greco ci farà litigare. Nel rispetto delle vittime e dei loro familiari.

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Claudio Brachino

Claudio Brachino è laureato in Lettere e filosofia presso la Sapienza - Università di Roma. È noto per la sua poliedrica carriera come autore, giornalista e direttore editoriale. Ha scritto opere teatrali e saggi, tra cui "La macchina da presa teatrale". Nel 1987, ha intrapreso la sua carriera giornalistica con il gruppo Fininvest, contribuendo al successo di programmi televisivi come "Verissimo" su Canale 5. Ha ricoperto ruoli chiave all'interno di Mediaset, dirigendo programmi di punta come "Studio Aperto" e "Mattino Cinque", oltre a essere stato direttore di Videonews. Attualmente è Direttore Editoriale di "Good Morning Italy, editorialista Italpress e commentatore politico Rai e La7.

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