Che tutto cambi perché nulla cambi. È una delle frasi celebri del Gattopardo, immortalata nel mondo più dal film che dal romanzo di Tommasi di Lampedusa. Ci piaceva cominciare da qui, in omaggio al grande Alain Delon appena scomparso, nella riflessione sull’estate al veleno della politica italiana .
Nessun fatto concreto ma molte avvisaglie, per qualcuno segni sicuri di future inchieste e di probabili complotti per far cadere il governo. È soprattutto Italia Viva con il segretario Renzi, ma anche don Boschi e Paita, ad aver iniziato le danze chiedendo un rapporto parlamentare al presunto attivismo di Arianna Meloni, sorella della premier, in materia di nomine, partecipate e Rai. A che titolo e in quale ruolo? La reazione di Fdi è stata linguisticamente furente e ha preceduto di poco l’intervento del Presidente del Consiglio che prevede una congiura in stile Berlusconi.
A cogliere l’aria, diciamo così, il solito Sallusti che sul solito Giornale parla del solito sistema, procure, media, politica, pronto a sovvertire l’esito democratico delle elezioni del 2022. Quanti articoli di questo tipo ha scritto Sallusti sul Giornale all’epoca di Berlusconi? Ma il Cav è morto da più di un anno e i suoi eredi strizzano l’occhio alla sinistra sui diritti e sulla cittadinanza degli immigrati. Tutto cambia eppure nulla cambia.
Alla guida del centrodestra c’è ora Giorgia Melonii, il partito dominante non è più Forza Italia, però lo schema è sempre lo stesso e lo stesso Renzi assicura una certa gattopardesca continuità. Certo che se c’era pronta un‘inchiesta su Arianna Meloni per presunto traffico di influenze, ora la cornice della polemica è già servita. Però le sensazioni alla Nostradamus in Italia non vanno mai prese in burletta come paranoica manifestazione agostana. Diceva Andreotti, uno che di Potere se ne intendeva, a pensar male non si va in Paradiso ma spesso si ha ragione.