Manovra che ti manovra, alla fine la strada si trova. Una Meloni aggressiva, così la descrivono le opposizioni, per qualcuno aggressiva anche con gli alleati. Come dire: basta giochi e giochini elettorali, questo è quanto e si chiude qui. Beh, in termini di governance niente male, se si pensa alle giacchette tirate da ogni partito fino all’ultimo miglio disponibile, cioè il cenone di San Silvestro. Certo, devono arrivare gli esami della Commissione Europea e del parlamento, ma intanto registriamo uno scarto decisionista di tutto rispetto.
Nel merito, senza approfondire in un editoriale tutti i punti, in termini di visione anche qui più applausi che mugugni, poi, come sempre, inevitabili. Niente nuove tasse sul ceto medio, spending review nei ministeri, conferma del taglio al cuneo fiscale e della semplificazione delle aliquote IRPEF, ma c’e dell’altro: 3,5 miliardi dalle banche che finiscono dritti dritti sulla sanità, materia su cui le opposizioni avevano affilato le armi. Nessuno parla anche giuridicamente di extra profitti, fatto sta che gli enormi guadagni fatti con il lungo aumento dei tassi, attraverso meccanismi fiscali concordati finiscono ai cittadini. E poi l’attenzione alle famiglie e alla natalità, che qualcuno ideologizza sbagliando come se chi non fa figli andasse penalizzato.
No, certo, ma il tema è sensibile in tutte le democrazie occidentali e chi ha avuto qualche risultato è chi ha messo sul tema non solo convegni ma soldi. Insomma, 30 miliardi – dovevano essere 20 – nell’ insieme spesi bene e recuperati senza nuovi debiti che l’Europa ci avrebbe bocciato. Per qualcuno non ci sono accenni al tema della crescita, ma ricordiamo a tutti che una legge di bilancio non è la Bibbia dei bisogni dell‘umanità.