Sarà che l’abbraccio fatale è avvenuto su un campo vero, da calcio, ma il vero protagonista del nuovo possibile campo largo che riunisca tutto il centro sinistra è lui, Matteo Renzi. Ieri la grande prova, il ritorno a un festival dell’Unità, quella di Pesaro, dove è sindaco un big del PD, un altro Matteo, ma Ricci. Pare sia andata bene.
Il figliol prodigo sgridato ma ri-accettato. E lui sempre lo stesso, impertinente, provocatorio: se si seguono le mie idee, dice, si vince. Se si fa l’agenda Travaglio con il livore di Conte (da lui trombato, politicamente), si perde. Il primo banco di prova è la Regione Liguria dove si vota alla fine di ottobre, un anno prima di quanto previsto con un governatore, Toti, garrotato, simbolicamente, per le conseguenze etiche di un‘inchiesta, non per quelle formali giuridiche che devono ancora essere dimostrate.
Fatto sta che mente il centro destra cerca ancora il suo candidato, Renzi ha già dato il via libera a Orlando, nome forte del Pd ed ex ministro della Giustizia. Il leader del M5s però nicchia, mette veti su Renzi e mette in pericolo il campo largo in salsa verde, al pesto genovese. La profezia del toscano di avvera sempre: pensate alle volte che l’ ha giurata ai premier, e se Conte non si muove in fretta rimane con il cerino in mano.
La Schlein è già candidata premier (ah, l’abbraccio galeotto alla partita del cuore) per il Matteo recuperato, e non è una cosa da poco. Giorgia Meloni è avvertita. Quando si muove il Machiavelli nostrano nessuno può dormire sonni tranquilli. Reddito di cittadinanza, esteri, job acts, nel merito si vedrà, ma la via è indicata …con il rischio che il campo diventi larghissimo, di intese extra-large sempre in agguato nella nostra democrazia parlamentare.