Il 2024 si chiude con una storia che racchiude dentro di sé tante storie. Stories, come il titolo del podcast di Cecilia Sala, arrestata in Iran mentre svolgeva il suo lavoro di reporter estera, che racconta la complessità del mondo attraverso le narrazioni simboliche e affettive che offrono le persone. Il giornalismo, quello serio, non solo da salotto o da comodo talk di opinioni varie, contiene ancora rischi. Secondo, il mondo del XXI secolo non è un mondo dove la libertà e la democrazia prevalgono. Noi occidentali siamo svuotati ormai ad affliggerci, non senza motivo, sulle nostre pene e sui nostri difetti. Ma consideriamo ormai una banalità i valori che ci siamo conquistati. Sì, c’è purtroppo una banalità del bene oltre quella del male. Le stories servono anche a scuoterci da questa pigrizia mortale.
Il terzo punto: la geopolitica del 2025 eredita in pieno la febbre del 2024. Non si capisce bene quanto l’arrivo, anche ufficiale, di Trump a gennaio alla Casa Bianca possa influire su una possibile pace in Ucraina, ma il Medio Oriente è in ebollizione non solo per la questione di Gaza. Il regime islamico sciita iraniano, provato dalla crisi di Hezbollah e dalla fine dell’epoca di Assad, è sempre più pericoloso per difendere se stesso. Nucleare da un lato, terrorismo dall’altro, oltre a rapimenti e arresti mirati in cambio di ostaggi. Quello di Cecilia Sala, giustificato con generiche violazioni delle leggi islamiche, sembra essere uno di questi.
Ultimo tema: ancora una volta si vedrà quanto contano la diplomazia europea e italiana. Il ministro degli Esteri ha chiesto media calma e prudenza. Io, personalmente, come giornalista e direttore e come rappresentante di Good Morning Italy e delle testate collegate, mi auguro vivamente che tutto vada a buon fine e mi associo all’appello per la liberazione di Cecilia con tutti i mezzi disponibili, in primis il suo ritorno a casa. È l’augurio più bello per il prossimo anno. Buon 2025 a tutti!