Politica e giustizia, un binomio di fuoco in Italia da tanti anni, soprattutto dall’ epoca di Tangentopoli. Ma anche la più grande democrazia del mondo non se la passa meglio. Un po’ alla Woody Allen: Dio è morto, Marx pure e anche noi cittadini della polis occidentale unificata non stiamo tanto bene. E in più, nessuno dei protagonisti di questa riflessione ha l’animo così pulito da poter lanciare la famosa prima pietra di cristiana memoria.
La notizia è che il Presidente Biden, già con un piede sulla soglia della Casa Bianca (in direzione uscita), ha deciso di graziare il figlio Hunter accusato di vari e gravi reati federali. Dal possesso illegale di armi all’evasione fiscal, all’aver mentito sull’uso di droghe. Nei processi imminenti di dicembre rischiava 25 anni di carcere. Una prospettiva che ha intenerito il cuore di papà, che avrebbe intenerito il cuore di qualsiasi padre. Peccato che quello di Hunter non sia un operaio o un autista qualunque, con tutto rispetto, ma sia l’attuale ancora Presidente degli Stati Uniti, la più grande democrazia del mondo.
Un caso enorme di non rispetto delle regole per convenienze familiari poco degno di quel primato democratico, ma che Biden padre ha spiegato politicamente: si sono accaniti “ingiustamente“ su mio figlio per colpire me, ed essendo stati quindi scorretti io riequilibrio la situazione. Un po’ troppo semplice come un po’ troppo scontata la reazione di Trump: un abuso della giustizia. Però anche lui da Presidente aveva graziato molte figure vicine a lui, non figli biologici ma figli politici e di lobbing sicuramente. Insomma tutti pezz’e core, in un modo o nell’altro.
E davvero con questa citazione da commedia italiana, anche un po’ datata ormai, possiamo concludere così: quando si toccano certe corde, famiglia, potere, danaro, tutto il mondo è paese. Democraticamente parlando, al ribasso. Del resto, quando arrivai a Milano tanti anni fa, un potente manager del Nord mi disse: se del potere non ne abusi, che ce l’hai a fare?