Flotilla, avanguardia del Bene

Flotilla sì, Flotilla no. Il dibattito sul gruppo di navi che vuole portare a tutti i costi gli aiuti alla popolazione palestinese nel Mare di Gaza, superando il blocco della marina israeliana, sta incendiando la politica e l’opinione pubblica italiana.

Il ministro della Difesa Crosetto dice: “Fermatevi, perché oltre un certo punto non possiamo più tutelarvi”. Lo stesso dice la premier Meloni, che cerca di evitare un incidente diplomatico con Israele. Il Presidente Mattarella, pur condividendo eticamente la missione, invita alla prudenza e al buon senso.

Ovviamente il dibattito politico italiano è, come sempre, polarizzato: la sinistra veleggia simbolicamente sulla Flotilla per attaccare un governo che, secondo loro, è troppo timido con Netanyahu; le forze di maggioranza e i giornali vicini gridano al complotto e alla scelleratezza di un’operazione che può causare la fine dei rapporti con Israele, nonché gravi e pericolosi incidenti militari.

Il tema, però, secondo me è un altro: questa vicenda ci dice che, nel fallimento della diplomazia occidentale (almeno per ora, perché si aspetta la reazione ai 21 punti fissati da Trump per la pace a Gaza), c’è un pezzo di Occidente che non ha paura e che sfida la violenza per aiutare la popolazione civile palestinese inerme. La questione umanitaria, insomma, sopra ogni altra questione ideologica.

Il tentativo vero è quello di creare un corridoio umanitario permanente, riuscire lì dove non sono riuscite le varie politiche estere delle nostre democrazie, lì dove ha fallito la parola di fronte alle armi, dove ha fallito la razionalità di fronte alla violenza e all’orrore. Non ultimo orrore: infierire su chi corre per la fame, la sete e le medicine, verso una morte assurda quanto sadica.

Se dovessero riuscire — lo trovo difficile, ma lo sapremo tra non molto — sarebbe una vittoria incredibile dell’ostinazione del bene, al di là del colore delle 44 delegazioni internazionali che hanno animato questa flotta.

Immagine di Claudio Brachino

Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto, due volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per Il Tempo e Il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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