Riflessioni a lato del caso Sangiuliano-Boccia. Ma in Italia chi si dimette? E quali sono i parametri di una dimissione? Oggettivi, soggettivi, giudiziari, reputazionali…? Ci sono casi in cui ci sono tutte le categorie ma niente. Nessuno ne vuol sapere.
Dopo Parigi val bene una messa, noi italiani diciamo che la sedia val bene una figuraccia. Del resto la sinistra, dalla vittoria alle politiche della Meloni nel 2022, ha chiesto fino ad oggi centinaia di dimissioni in tutti i campi. Se fosse stata accontentata Palazzo Chigi sarebbe deserto peggio che nel lockdown.
Ma se lasciamo da parte l’impulso coatto, nel senso di ripetizione nevrotica pavloviana, delle opposizioni a cui fa da pendant l’impulso rovesciato del non concederle mai, qual è o quale sarebbe la giusta via? Spersonalizzando, deideologizzando, de-privatizzando questa storia a cui tutti i quotidiani italiani oggi dedicano l’apertura, potemmo dire che ce n’è abbastanza per mettere la parola fine. A meno che non si tratti di un complotto, allora bisogna rivedere tutto.
Che la signora Boccia riprenda con occhiali professionali di nascosto le stanze delle nostre istituzioni, beh… fa pensare. Però prove non ce ne sono, per ora, di congiure, allora vale la pena che qualcuno, indagini della magistratura a parte, su questa vicenda, lo ripeto, mette la parola fine. Non è lieto questo fine ma ahimè la felicità è data agli umani solo a frammenti.
Aggiornamento
P.S.: qualche volta si viene smentiti. È arrivata nel pomeriggio la notizia delle dimissioni di Sangiuliano, a questo punto ex ministro della Cultura del governo Meloni