È successo in queste ore a una persona che conosco bene, che stimo e che ha anche collaborato con le testate da me dirette in Mediaset. Sto parlando di Francesca Barra, scrittrice e conduttrice, che ha denunciato di aver scoperto la sua immagine manipolata con l’intelligenza artificiale e messa in rete.
Senza fare schemi prima dell’esito di un iter giudiziario, è stato un uomo a far scoprire a Francesca questa cosa grave che, come lei stessa ha detto, compromette privacy, dignità e rispetto.
Ma al di là delle segnalazioni, conta soprattutto denunciare.
La Barra è una donna impegnata pubblicamente e ha denunciato anche come atto di exemplum morale per le altre.
Lo ha fatto anche una giovane ragazza di Foggia, vittima di revenge porn, che ha dimostrato coraggio e fiducia in se stessa e negli inquirenti, che presto troveranno il o i responsabili.
La cronaca, in questi giorni, ci racconta anche altro: purtroppo drammi in cui le vittime non si salvano neanche fisicamente. Due femminicidi in poco tempo solo a Milano: la giovane e bellissima Pamela, accoltellata dal suo fidanzato, e Luciana, ammazzata dal suo ex sempre a coltellate, in mezzo alla strada, davanti a casa. Le telecamere pubbliche hanno ripreso tutto. Abbiamo visto una cieca violenza.
Le statistiche a me interessano poco, ma so, da giornalista politico e da cronista, che da anni gli uomini chiudono con il coltello relazioni in cui non accettano la libertà della scelta di una donna. Scelgono il silenzio della morte.
Questo è il tema che fa paura e che il patriarcato e la dialettica ideologica femminista non spiegano.
A un mese quasi dalla Giornata contro la violenza sulle donne, ci fa riflettere questo ritorno ossessivo dell’orrore che invade le relazioni di prossimità e che, tranne in qualche raro caso, vede noi maschi protagonisti negativi.
Al di là, e oltre le leggi — certo necessarie — bisogna di nuovo insistere sui modelli culturali. E anche sulle responsabilità non solo delle istituzioni, delle scuole e delle famiglie, ma anche dei media.
Gira una serie, sempre in questi maledetti giorni, su una storia di cronaca nera italiana celebre e terribile. Non facciamo nomi e non facciamo accuse.
Ma mi è sembrato che la ricostruzione giornalistica fosse meno importante del mostrare una certa immagine della donna.
A fra un mese.




