politically correct sopra ogni cosa

Correct sopra ogni cosa

Politically correct, politicamente corretto, non si capisce bene se sia un modo di essere, un modello culturale, una sorta di immenso partito; fatto sta che, in Italia, oramai il politically correct domina su ogni manifestazione, diciamo così, del discorso pubblico.

Se ne hanno esempi da tutte le parti: muore Alain Delon, una grande icona del cinema mondiale, e nessuno dice che Alain Delon è stato, per molti versi, la più sexy delle icone anticonformiste ma sicuramente anche un reazionario. Le sue affermazioni in Francia sul mondo dei gay, sul mondo degli immigrati, hanno fatto scalpore. Basta rivedere l’intervista fatta nel tempio del politicamente corretto in Italia e cioè nel salotto di Fabio Fazio, quando l’attore francese a proposito del Me Too dice: io non le capisco le donne di oggi perché io, da giovane, ho ricevuto lo stesso atteggiamento da parte delle donne e l’ho subito felicemente. Angoscia e imbarazzo del conduttore e dello studio.

Insomma il Delon del politicamente scorretto, quello che preferisce i cani ai figli, è passato in sordina rispetto alla marmellata del ricordo accettabile secondo il mainstream. E poi c’è l’eterna discussione Vannacci, che sul politicamente corretto ha scritto un libro, Il mondo al contrario, che gli è valsa la fama, una candidatura in politica e ora anche un movimento, forse un partito. Se ha ragione lui che il politically correct è la dittatura di una minoranza su una maggioranza silenziosa, è probabile che gli iscritti al suo partito diventino in pochi mesi circa il 15 -20% degli italiani.

Ultimo episodio di questa diciamo estate borghese viene dal mondo del calcio, un mondo dentro e fuori da campo, e anche a bordo campo, spesso linguisticamente scorretto. Un allenatore, in questo caso Antonio Conte, giustamente arrabbiato perché al suo debutto il Napoli ha perso tre a zero con il Verona, dopo il secondo gol se la prende con un suo difensore e lo offende. Il labiale delle telecamere non perdona Il mondo Napoli è in subbuglio e anziché schiudere scusa ai tifosi di aver fatto schifo è Conte che deve chiedere scusa.

Insomma parliamoci chiaro, non si può dire più niente praticamente e bisogna fare attenzione maniacale a tutto. Ma alla fine la domanda è sempre la stessa: ma chi tiene le fila di questo politically correct? E se Vannacci, almeno in questo, avesse ragione?

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Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto , 2 volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per il Tempo e il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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