Ci vuole strategia anche per l’exit

Nel finire, ci vuole la stessa eleganza del cominciare. Me lo hanno detto quando ero un giovane dirigente, e ho sempre cercato di applicare questa regola, anche se poi non l’hanno mai applicata con me. Parliamoci chiaro: ho avuto più successi che insuccessi nella vita, nel complesso, ma quella dimensione che pomposamente si chiama exit strategy mi è sempre stata a cuore. Vale in tutti i campi, anche in quello ricco e mediatico del calcio.

A proposito di ricchezza, molti dei nostri grandi club sono ormai nelle mani di fondi americani. Quanti pezzi sono stati scritti sulla tribuna d’onore di San Siro, Moratti e Berlusconi, stili e famiglie a confronto. In poco più di dieci anni il loro posto è stato preso, oggi, da RedBird e Oaktree, dopo essere passati da cinesi, thailandesi e strani italiani. Diciamo, sempre per chiarezza, che quella del Milan è una storia un po’ più tribolata e che, mentre l’Inter è nelle mani di un super dirigente come Marotta, nel rossonero comandano tutti e nessuno: dal patron Cardinale, al presidente Scaroni, all’AD Furlani, per finire al consulente Ibra, tanto grande in campo quanto modesto e antipatico come manager, uno che si paragona a Dio o a un boss e poi buca le liturgie minime delle presenze e delle assenze.

Insomma, ieri sera Fonseca è stato esonerato in poco tempo e in modo brusco, con una notizia che è circolata mentre lui era in panchina contro la Roma. Partita pessima, brutto pareggio, brutta squadra, fischi dei tifosi per tutti, soprattutto per gli americani (andatevene) e il povero Paulo—non Dybala, quello ha segnato—che si fa espellere e saluta San Siro dagli spogliatoi. Poi viene mandato in conferenza a parlare della partita ma non del suo destino. A tarda sera, lasciando lo stadio, conferma ai giornalisti di essere fuori dal Milan, come scritto a mo’ di monito del destino sulla sua maglietta nera. Al suo posto Conceicao, un altro portoghese; meglio o peggio, qui non interessa, interessa appunto l’exit strategy. Un disastro, per un allenatore che ha le sue colpe ma non tutte le colpe.

Del resto, Cardinale era stato brutale anche con Maldini, che però aveva vinto uno scudetto ed era una bandiera del Milan con tanto di storytelling familiare. Ma non è che questi americani, come dicono al famigerato Bar Sport, siano bravi a fare business ma non capiscano niente di calcio? Mah… sicuramente capiscono poco di stile.

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Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto , 2 volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per il Tempo e il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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