Negli Stati Uniti, il pareggio elettorale si può risolvere con il lancio di una moneta

A New York, lo sappiamo, la macchina elettorale sta scaldando i motori in vista delle elezioni del nuovo sindaco, e anche se c’è un grande favorito, il democratico Mamdani, e sarà difficile vedere sorprese, in casi come questo resta comunque curioso ipotizzare l’impossibile – o, meglio, l’improbabile. Ad esempio: cosa succederebbe se un seggio finisse in perfetta parità?

Negli Stati Uniti, le elezioni locali e statali sono disciplinate in modo autonomo da ciascuno Stato. Questo significa che anche in caso di pareggio perfetto tra due candidati, non esiste una regola federale unica su come risolverlo. Alcuni Stati prevedono riconteggi automatici o nuovi ballottaggi, altri hanno introdotto un sistema di spareggio casuale, che può assumere forme molto diverse a seconda del luogo.

Il principio generale è che, dopo aver verificato che il risultato sia effettivamente un pareggio, la competenza passa alle autorità elettorali locali. Negli Stati dove la legge non prevede un nuovo voto, la soluzione più diffusa è l’estrazione a sorte: una procedura legale che può consistere nel pescare un nome da un contenitore, nel tirare una carta o, più semplicemente, nel lanciare una moneta.

Questo metodo, noto come flip a coin rule, è riconosciuto ufficialmente in almeno 28 Stati americani, secondo la National Conference of State Legislatures (NCSL). È previsto nei codici elettorali di realtà molto diverse tra loro — dall’Alaska al Colorado, dall’Idaho alla Virginia — e serve a risolvere pareggi locali senza dover organizzare nuovi scrutini. Alcuni stati hanno formalizzato la procedura, altri la lasciano alla discrezione del segretario di contea o del giudice elettorale.

In Alaska, ad esempio, l’ufficio elettorale utilizza una moneta d’argento da un dollaro per determinare il vincitore. una corsa per la Camera dei Delegati finì esattamente 11.608 a 11.608. La decisione su chi avrebbe ottenuto il seggio — e quindi il controllo del parlamento statale — fu presa estraendo un nome da una ciotola di ceramica blu. Tecnicamente non era una “moneta”, ma il principio è lo stesso: uno spareggio casuale previsto dalla legge. In Nevada, invece, la legge consente di tirare le carte: chi pesca il valore più alto vince. Si tratta di procedure insolite ma pienamente legali, che vengono documentate e verbalizzate come qualsiasi altro atto elettorale.

La logica alla base di queste regole è di natura pratica: ripetere un’elezione può costare migliaia di dollari e ritardare la proclamazione del vincitore per settimane. Un meccanismo casuale, per quanto paradossale possa sembrare, garantisce invece un esito rapido e imparziale, senza margini di discrezionalità politica.

Tuttavia, lo Stato di New York non prevede alcuna disposizione esplicita per risolvere i pareggi con metodi casuali. La New York Election Law, nella versione aggiornata al 2024, non include riferimenti a lanci di moneta, estrazioni o altre forme di tiebreak probabilistico. In caso di parità, o più probabilmente di uno scarto di venti voti o dello 0,5%, si richiede il conto dei voti. Se poi permane il pareggio perfetto, la decisione viene di solito rimandata a una verifica giudiziaria o amministrativa, oppure risolta secondo regole locali adottate da singole contee o distretti.

Questo vuoto normativo potrebbe avere implicazioni pratiche in vista delle elezioni municipali del 2025, che a New York coinvolgeranno diverse cariche, tra cui quella di Public Advocate. Se un candidato e il suo avversario dovessero ottenere lo stesso numero di voti, non esiste una procedura automatica che permetta di proclamare il vincitore attraverso un metodo casuale. In assenza di una legge specifica, la questione verrebbe probabilmente affidata a un tribunale o al Board of Elections cittadino.

In altri paesi, il problema è stato risolto in modi differenti. Il Regno Unito, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda riconoscono legalmente il sorteggio come meccanismo di spareggio. In Italia, invece, prevale un criterio anagrafico: in caso di parità vince il candidato più anziano, come previsto dal Testo unico per le elezioni comunali italiano.

Ma il lancio della moneta è poi davvero un sinonimo di casualità? Da secoli, l’idea di affidare una decisione a un lancio di moneta poggia sul presupposto di una probabilità esatta del 50 per cento tra testa e croce. Ma diversi studi scientifici hanno messo in discussione questa ipotesi. Già nel 2007 il matematico Persi Diaconis, professore a Stanford, aveva calcolato che, per ragioni di fisica e di traiettoria, una moneta tende a ricadere con una leggera preferenza per la stessa faccia mostrata al momento del lancio.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Amsterdam e di altri istituti europei ha recentemente ripreso l’ipotesi di Diaconis, conducendo un esperimento su oltre 350 mila lanci di monete diverse. I risultati, pubblicati nell’ottobre 2024, hanno confermato una piccola ma significativa distorsione: nel 50,8 per cento dei casi, la moneta è ricaduta sullo stesso lato di partenza. Nei partecipanti definiti “lanciatori deboli” — cioè con lanci meno energici — la percentuale saliva fino al 60 per cento.

La deviazione statistica è minima ma misurabile. Secondo gli autori dello studio, anche conoscendo la distorsione, l’effetto sarebbe irrilevante nella maggior parte dei casi pratici, perché la faccia iniziale della moneta di solito non è nota. In termini concreti, una persona che scommettesse un dollaro a ogni lancio per mille volte vincerebbe in media 19 dollari, un margine troppo basso per avere un peso reale ma che dimostra come il principio su cui si fondano molti spareggi elettorali resta, in parte, una convenzione più che una certezza fisica.

Immagine di Francesco Caroli

Francesco Caroli

Francesco Caroli, nato a Taranto, ha iniziato a scrivere di musica e cultura per blog e testate online nel 2017. È autore per le riviste cartacee musicali L'Olifante e SMMAG! e caporedattore per IlNewyorkese. Nel 2023 ha pubblicato il saggio "Il mutamento delle subculture, dai teddy boy alla scena trap" per la casa editrice milanese Meltemi.

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