Uno sguardo ai look sul set del sequel de Il Diavolo veste Prada

Tra nuove tonalità e richiami agli anni Settanta, i primi costumi di scena di Meryl Streep e Anne Hathaway raccontano come è cambiato lo stile di Miranda Priestly vent’anni dopo

A vent’anni esatti dal debutto sul grande schermo del film che rese iconica la temibile direttrice Miranda Priestly, si torna sul set tra le vie affollate di New York per girare il seguito de Il Diavolo veste Prada. Un sequel atteso, soprattutto per la capacità che ebbe la direttrice del magazine Runway di segnare profondamente l’immaginario collettivo sull’eleganza lavorativa femminile. Questa volta, mentre Anne Hathaway torna nei panni della giornalista Andrea Sachs con un guardaroba dalle tinte decise e linee contemporanee, tutti gli occhi sono puntati inevitabilmente sul ritorno di Meryl Streep, per scoprire quanto e come sia cambiato il gusto della sua Miranda.

Dopo alcune indiscrezioni circolate in rete sul destino del personaggio interpretato da Streep, che questa volta pare dovrà fare i conti con il tramonto della sua fama professionale, i primi dettagli che emergono dal set sembrano invece mostrare una Miranda Priestly ancora sicura, decisa e impeccabile nella scelta degli abiti. Gli outfit svelati in questi giorni confermano infatti che l’iconico stile minimalista-chic del personaggio è rimasto invariato, ma arricchito da sfumature più calde e scelte cromatiche più mature rispetto al passato. È il caso del completo visto sul set: una gonna a matita in pelle color mattone, stretta quanto basta a definire la figura senza ostacolare il passo, accompagnata da una camicia di seta viola intenso, che sembra quasi voler suggerire un ritorno agli anni Settanta per taglio e fluidità.

Il trench scelto per completare la mise testimonia invece un’evoluzione nella scelta dei capispalla della Priestly, optando questa volta per una tonalità albicocca morbida e versatile, diversa dal freddo bianco ghiaccio che nel primo film aveva contribuito a scolpire l’immagine glaciale della direttrice. Non casuale, inoltre, è l’accessorio scelto per schermare lo sguardo della protagonista: gli occhiali scuri, quasi un marchio di fabbrica della Priestly, questa volta appaiono leggermente più arrotondati, a richiamare forme vintage piuttosto che il rigore geometrico che contraddistingueva quelli del 2006. La cintura stretta in vita sul trench rimanda invece chiaramente agli anni Quaranta, quando questo capo fu introdotto nella moda femminile proprio per bilanciare eleganza e praticità, diventando poi imprescindibile negli anni successivi per generazioni di donne lavoratrici.

Dietro l’eleganza composta di Miranda Priestly c’è ancora una volta Patricia Field, la costumista celebre per aver definito, tra l’altro, il guardaroba delle protagoniste di Sex and the City. Field è tornata a lavorare su un set che rappresentò un vero spartiacque nella sua carriera, e il suo approccio questa volta sembra voler sottolineare una maturità stilistica che va oltre la pura ricerca del trend, puntando piuttosto su un’estetica che comunichi autorevolezza, consapevolezza e raffinatezza. Così, se il nuovo film racconterà davvero il declino di una donna che era abituata a dominare, il guardaroba che Streep porterà sul grande schermo dimostra già adesso che Miranda Priestly non intende perdere terreno nella battaglia contro il tempo e la moda, ancora convinta che «il buon gusto non passa mai di moda».

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