A Minneapolis esiste una libreria che ha fatto dell’incontro tra letteratura e regno animale il proprio biglietto da visita. Si chiama Wild Rumpus Books, e da oltre trent’anni accoglie lettori di ogni età in uno spazio più simile ad una fattoria letteraria che ad una tradizionale libreria. Tra scaffali su misura, passaggi segreti e una porta d’ingresso più bassa per i bambini, si muovono liberamente uccelli, cincillà, gatti e gechi, ciascuno con una storia e una personalità riconoscibile. Alcuni dormono tra le vetrine, altri osservano i clienti dalle gabbie, altri ancora si lasciano accarezzare — ma con delicatezza.
Fondata nel 1992 e passata di mano nel 2024 a quattro dipendenti, Wild Rumpus ha costruito nel tempo una reputazione solida soprattutto per l’atmosfera unica che riesce a creare. Gli animali diventano parte integrante dell’esperienza e una delle proprietarie, Anna Hersh, spiega che molti clienti entrano soprattutto per loro, più che per i libri. E fa piacere sapere che, mentre molte librerie lottano per sopravvivere alla concorrenza digitale, questo piccolo ecosistema ha trovato un modo originale per restare a galla.

Ma quella di Wild Rumpus Books non è poi una formula così insolita. Da Minneapolis a Mondovì, passando dall’italia al Giappone, molti spazi di cultura si sono evoluti in veri e propri rifugi per animali — dai gatti ai conigli, passando per ricci e persino maialini.
La pratica di ospitare animali tra gli scaffali affonda le sue radici nella tradizione dei gatti da biblioteca, nati per proteggere i libri dai roditori. Anche in Italia abbondano esempi storici: la libreria Acqua Alta a Venezia è celebre per i suoi mici che si aggirano tra le pile di volumi, mentre a Cagliari la libreria Les Chats Noirs ha preso il nome proprio da due gatti che l’hanno scelta come casa.
Altrove nel mondo, realtà analoghe si moltiplicano. In Giappone, ad esempio, i neko café sono una tradizione consolidata: a Tokyo e dintorni si contano oltre 100 locali dedicati non solo ai gatti ma anche a ricci, gufi, conigli e maialini nano. Una conferma dell’efficacia di questi spazi nel ridurre lo stress urbano, specie tra giovani che vivono in appartamenti dove spesso i pet sono vietati. In Provenza, invece, la libreria Mon Chat Pitre di Aix‑en‑Provence accoglie mici salvati da rifugi e ne racconta le storie, sensibilizzando così all’adozione e all’abbandono.

In generale, i cat café aprirono per la prima volta a Taipei nel 1998 e poi in Giappone nel 2004, diffondendosi poco dopo in Europa e Nord America. In Italia il primo cat café faceva la sua comparsa a Torino nel 2014, ma ha dovuto chiudere nel 2021 per motivi economici.
Se da un lato è appurato che interagire con animali domestici abbassi la pressione sanguigna e migliori il benessere generale, dall’altro emergono questioni etiche su welfare e stress da esposizione: in Giappone le autorità hanno dovuto inasprire regolamenti, soprattutto riguardo ad alcune specie come rapaci e rettili. Wild Rumpus, dal suo canto, è un esempio virtuoso di tutela del benessere degli animali: ognuno ha spazi dedicati, orari di riposo, regole rigide (vietato sollevarli in braccio, presenza di cerotti e personale pronto a mediare).
Guardando oltre i confini, spazi simili alimentano un dialogo tra il libro e il regno animale. Dai maialini nani del Mipig Café di Harajuku ai ricci di Tokyo, passando per i gufi dell’Akiba Fukurou, si attesta una tendenza globale: il bisogno di calore vivo, di interazione, di cura reciproca.
A Wild Rumpus, come ai Mon Chat Pitre o in un cat café di Torino, il valore aggiunto non è solo commerciale: è esperienziale. È la capacità di trasformare la libreria da semplice contenitore di libri a crocevia di storie, emozioni e consapevolezza nei confronti del mondo animale, con un’apertura gentile e responsabile verso un nuovo umanesimo culturale.