Ann Telnaes, vignettista di fama internazionale e vincitrice del Premio Pulitzer, ha annunciato le sue dimissioni dal Washington Post dopo che una sua vignetta, che criticava il proprietario del giornale Jeff Bezos, è stata rifiutata dalla sezione opinioni. L’illustrazione, che raffigurava Bezos inginocchiato davanti a una statua del presidente eletto Donald Trump, è stata definita dalla stessa Telnaes un simbolo della deriva pericolosa per la libertà di stampa.
In un post pubblicato su Substack, la Telnaes ha espresso il suo sconcerto per la decisione del Post, sottolineando che, in oltre quindici anni di carriera al giornale, non le era mai stata rifiutata una vignetta per via del bersaglio scelto. “Questo è un punto di svolta,” ha scritto, condividendo anche una bozza della vignetta censurata. Nel disegno apparivano anche figure come Mark Zuckerberg, Patrick Soon-Shiong e Mickey Mouse, simboli di un potere corporativo sempre più influente nei media.
David Shipley, responsabile della sezione opinioni del Post, ha respinto l’accusa di censura, definendo la decisione una scelta editoriale legata alla necessità di evitare la ripetizione. “Non ogni scelta editoriale riflette una forza maligna,” ha dichiarato Shipley, precisando che il giornale aveva già pubblicato un articolo sullo stesso tema e ne aveva programmato un altro di natura satirica. Nonostante ciò, Shipley ha invitato la Telnaes a ripensare la sua decisione e a confrontarsi nuovamente dopo un fine settimana di riflessione.
Il caso ha scatenato un acceso dibattito tra giornalisti e disegnatori. Matt Wuerker, vignettista di Politico e anche lui vincitore del Pulitzer, ha definito la scelta del Post “vigliacca,” evocando la memoria di Herblock, storico vignettista del giornale, e Ben Bradlee, leggendario direttore del Post, che, secondo Wuerker, si starebbero “rivoltando nella tomba.” Le critiche puntano il dito contro una percezione di autocensura che, secondo alcuni, potrebbe compromettere la credibilità del giornale.