Le luci sospese del grande fotografo italiano Paolo Roversi raccontano storie d’incontri, tra presenza e assenza, nella sua retrospettiva, intitolata Along the Way, che si svolge presso la Pace Gallery, al 508 di West 25th Street, a New York.
Paolo Roversi nasce nel 1947, a Ravenna, città con mosaici, ori e bagliori bizantini, che ha formato, sin dall’inizio, il suo modo di guardare emozioni e soggetti. Costruisce la sua prima camera oscura da adolescente, nel seminterrato di casa, dopo aver scoperto la fotografia durante una vacanza in Spagna. Agli inizi degli anni Settanta, si trasferisce a Parigi. Qui incontra il mondo dell’editoria di moda, grazie a incontri fortuiti e a un apprendistato con il fotografo Laurence Sackman. Conquista le prime collaborazioni con riviste come Elle, Marie Claire, Depeche Mode, e in seguito con grandi maison (Comme des Garçons, Romeo Gigli e Yohji Yamamoto).

Nel 1980, in un’epoca dominata dalla rapidità e dal patinato, introduce nella sua ricerca estetica una macchina del tempo interiore: la pellicola Polaroid 8×10 (20×25 cm) su banco ottico di grande formato. E così, mentre altri cercavano la perfezione tecnica, Roversi trova la sua verità creativa nelle sfocature morbide, nelle sovraesposizioni, nella fragilità del gesto. È così che nasce la sua firma.
Il rapporto con Vogue Italia gli offre la visibilità internazionale e la possibilità di porre le basi di un immaginario in cui la fotografia di moda diventa linguaggio artistico. I ritratti sono il cuore pulsante della sua poetica visiva: momenti di connessione, quasi mistici, in cui l’apparenza lascia spazio all’essenza. Il suo lavoro, caratterizzato dall’uso della luce come calligrafia invisibile che si rivela nella stampa, è tremito, attesa, rivelazione. Le sue immagini morbide, oniriche ricordano preghiere fotografiche, icone laiche, sospiri catturati dallo sguardo. Ogni suo scatto è una frontiera: mobile, sfuggente, instabile. Un diario che raccoglie trame, enigmi, emozioni, desideri, intenti. I volti non posano: respirano, suggeriscono. La pelle parla sottovoce. I corpi si dissolvono tra sfondi vuoti e profondi, per diventare memoria.

La mostra esplora questa filosofia, attraverso una serie di opere che celebrano la figura umana, come filamento poetico che abita la vibrazione fragile dell’istante. Non c’è fretta, non c’è artificio: solo la quiete dell’ombra che inghiotte e restituisce mistero.
Dal 12 settembre al 25 ottobre 2025, in coincidenza con la New York Fashion Week.
IMMAGINI: Courtesy © by Paolo Roversi