Se è vero che Hollywood non perdona, il cinema italiano può farlo e dare una seconda possibilità. E l’ha fatto con James Franco, bello, dannato e in cerca di riscatto. Già vincitore di due Golden Globes (per James Dean e The Disaster Artist), l’attore e regista californiano, classe 1978, è protagonista di Hey Joe di Claudio Giovannesi (Fiore, La paranza dei bambini). La pellicola attesta la maturità attoriale di Franco: se nella trilogia di Spider-Man firmata da Sam Raimi era Harry Osborn, il figlio adolescente del cattivo Goblin, ruolo che l’ha reso noto al grande pubblico, qui è un padre che tenta di recuperare il rapporto col figlio mai conosciuto.
Nell’era del #MeToo (movimento nato dopo le rivelazioni pubbliche di accuse di violenza sessuale contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein) e della “cancel culture” (fenomeno sociale di emarginazione per comportamenti percepiti come contestabili) c’è chi sopravvive e torna a splendere più di prima. Del resto si sbaglia, si cade, si tocca il fondo. E si riemerge, o piuttosto si torna a brillare sul red carpet, in questo caso quello romano. Ci sarebbe tanto materiale per una sceneggiatura hollywoodiana, e magari Franco sarebbe l’interprete adatto. Ma parliamo della sua di storia. Insieme a personaggi come Woody Allen, Casey Affleck e Kevin Spacey, tutti coinvolti in scandali sessuali, l’attore è uno dei grandi “cancellati” di Hollywood. Nel 2018 cinque donne lo accusavano di molestie avvenute durante i corsi della sua scuola di recitazione. Lui ammette l’errore e le risarcisce. Quindi rinasce, più consapevole e maturo, pronto a rientrare nell’Olimpo dei divi.
In Hey Joe Franco veste i panni di Dean, un veterano americano della Seconda Guerra Mondiale che dal New Jersey torna a Napoli all’inizio degli anni ’70, alla ricerca di un figlio nato da una relazione con una ragazza napoletana. Ma Enzo (Francesco Di Napoli), il figlio ritrovato sullo sfondo dei Quartieri Spagnoli, nel frattempo è cresciuto, adottato dal boss del contrabbando don Vittorio (Aniello Arena), e non ha nessun interesse per il padre americano. Nel cast anche l’esordiente Giulia Ercolini, la giovane prostituta Bambi della quale Dean si innamora.
È facile accorgersi che le storie di Dean e Franco si sovrappongono, sono entrambi dei sopravvissuti che risorgono. “Non importa quanto in basso sei caduto, c’è sempre l’opportunità di cambiare il corso della tua vita. Dean è un uomo distrutto che non vuole stare con se stesso. Poi avviene un miracolo, un risveglio. Capisce che ha sprecato la sua vita e che può fare qualcosa di positivo per il figlio che scopre di avere. Anche io ho cambiato paradigma. Da giovane davo peso al successo. Poi ho capito che le cose più importanti sono avere un legame affettivo con gli altri e crescere spiritualmente”, ha dichiarato l’attore in conferenza stampa.
Ispirato a una storia vera, Hey Joe affronta temi profondi di natura esistenziale, sociale e interculturale. Il fallimento di un uomo divorziato, alcolizzato e depresso. La solitudine e la redenzione di un padre che cerca una seconda occasione. E ancora il tema della responsabilità, sotto vari aspetti: di un padre verso il figlio, di un uomo verso una donna, dei paesi vincitori verso quelli sconfitti. Il rapporto tra Italia e Stati Uniti, la relazione con la Storia, e la nascita della società dei consumi. La prostituzione e la malavita napoletana. Ma soprattutto la guerra (“ho fatto tre guerre: in Europa, Corea e Vietnam”, rivela Dean a Enzo) e la sopravvivenza, quella materiale e quella ai propri drammi interiori.
La cinepresa è sempre addosso al protagonista, tra primi piani e piani sequenza. Si esce dalla sala con l’immagine del volto di Franco ancora negli occhi, e la consapevolezza che si può sempre ricominciare.