Mal-pensa

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Povero Cav, anche adesso che è volato in cielo litigano per lui, e litigano guardando al cielo perché è la targa in suo nome all’aeroporto di Malpensa la causa della discordia. Già quando pochi mesi fa ci fu l’annuncio di Salvini, come sempre gli italiani, diciamo così, si divisero in due. I guelfi dicevano che andava bene, che era giusto, che era stato un grande uomo, uno statista, un gigante del nostro tempo, un genio dal cemento alla tv, dal calcio alla politica; invece, i ghibellini rispondevano che no, Berlusconi era sicuramente uno sopra la media ma dominato da ombre e da un curriculum giudiziario lungo e tormentato. Anche gli eredi storsero il naso: non siamo stati avvertiti e forse è passato troppo poco tempo dalla sua morte.

Ecco, la morte, in genere per la forza della sua missione insita, con le vite biologiche cancella anche le polemiche. Nella distanza e nell’assenza fisica si superano e si giustificano le cose negative. E poi insomma, il Cav non si è mica macchiato di crimini, per di più di massa, e della sua Lombardia è stato sicuramente e oggettivamente espressione virtuosa in primis a livello imprenditoriale. O vogliamo negare che ancora migliaia di famiglie si reggono in piedi con lo stipendio regolarmente erogato da Mediaset? Sì, perché non tutti gli editori pagano e pagano regolarmente. Vogliamo parlare poi delle altre migliaia di beneficati, dal pallone alla politica?

Fatto sta che il sindaco di Milano, Sala, ha annunciato che farà ricorso al TAR insieme ad altri comuni lombardi. Quella targa non s’ha da fare, dicono manzonianamente. Anche se il don Rodrigo della situazione sembra più il Cav che il sempre più magro primo cittadino di una città che ha ben altri problemi che una targa di cui frega poco a tanti. Tanti milanesi invece pensano di andare via dalla città, sempre più cara e sempre più insicura, magari in una casa in campagna dalle parti di Malpensa, tra gli uccellini, gli aerei e le targhe agli scomparsi divisivi, male minore rispetto alle baby gang marocchine che ti accoltellano.

Diciamolo chiaro: forse si poteva evitare, ma una volta detto, che tristezza litigare ancora sul povero Silvio. Chissà come l’ha presa mentre osserva il traffico aereo, dall’alto, sullo scalo più scomodo d’Europa!

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Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto , 2 volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per il Tempo e il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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