La notizia di Fitto, attuale ministro per l’attuazione del Pnrr, nominato Vicepresidente (non da solo) esecutivo della nuova Commissione europea con deleghe alla coesione e alle riforme è una buona notizia. Per l’Italia in primis, e poi, certo, per Giorgia Meloni, che questo voleva e questo ha ottenuto in Europa. Un suo uomo forte, e stimato, in una posizione forte con deleghe importanti.
Finisce così la favola, oggi la chiamano narrazione politica, del nostro paese isolato in Europa. Infatti le opposizioni, anziché dirsi soddisfatte di questo successo nazionale, sono o contrarie – M5S – o fredde – vedi PD -. Pare che la frase sia una bufala, ma è una bella bufala: «giusto o sbagliato, è il mio Paese». Invece noi, eterni guelfi e ghibellini con una tardiva unità nazionale rispetto alle altre grandi democrazie europee, siamo sempre lì a speculare sulle sconfitte degli altri e a rosicare sulle loro vittorie, siamo sempre lì a pensare solo a quelli che non la pensano come noi. Se poi ci va di mezzo l’intera nazione, e chissene frega!
Invece bisogna fare un passo avanti, evidentemente la Presidente Von Der Lyen, rieletta per seconda volta, vuole portare avanti una governance più inclusiva della maggioranza fotocopia che si è ricreata in Parlamento dopo le elezioni di giugno. Vuol dire che Popolari e Conservatori dialogano in Europa anche se non sono nella stessa squadra di maggioranza.
Le sfide dei prossimi anni sono molto importanti, ne è testimonianza il grido di allarme di un grande dell’economia contemporanea come Draghi. Senza investimenti massicci e non egoistici, l’UE sarà marginale nel prossimo futuro: ambiente, tecnologia, geopolitica, esercito comune, immigrazione, semplificazione normativa. Altro che il campo largo e la signora Boccia. Bisogna guardare avanti, e viste le competenze della Commissione possiamo ben dire che sì, l’Italia c’è.