Salvini Arms
Il Ministro dei trasporti Salvini in un video su Instagram mentre parla del caso Open Arms e della richiesta di condanna a suo carico di 6 anni

Salvini Arms

Diciamolo subito chiaro: il tema della vicenda Salvini, intendiamo la richiesta di sei anni di carcere per l’allora ministro dell’Interno in relazione alla vicenda Open Arms, non è giudiziaria ma politica. O meglio, rientra in quel lungo filone che da Tangentopoli in poi chiamiamo patologia dei rapporti tra il politico e il giudiziario, mondo, uomini, narrazioni. È uno scontro di Potere e di poteri che cristallizza una più profonda patologia della nostra democrazia.

In altre parole, i magistrati riscrivono l’andamento della politica italiana con inchieste e condanne che se vengono discusse e contestate trovano appoggi politici a sinistra o nelle corporazioni dei giudici. La parola d’ordine è: attentato alla nostra autonomia. Insomma, la politica non solo ha perso il Primato che aveva nella Prima Repubblica, ma non può più neanche protestare di essere succube.

Nella vicenda della ONG, che non è stata fatta attraccare, non c’è nessun reato, nessuna violazione umanitaria, nessun sequestro di persona, nessun ostaggio. Le ONG – non tutte, ovviamente – fanno politica. Rifiutano altri porti perché “devono“ venire in Italia dove sanno di trovare terreno fertile nella vacuità delle regole e in un‘ideologia di fondo che si chiama accoglienza indiscriminata. Cattolici integralisti e sinistra radical dicono che chiunque voglia venire nel nostro paese, con un gommone, con una nave, a nuoto, portato da scafisti criminali o da navi più o meno solidali, deve essere accolto nei nostri porti.

Con questo schema ogni visione razionale diventa reazionaria, ogni difesa dei confini diventa atto di guerra a poveri indifesi. Il problema dell’immigrazione di massa è uno dei più complessi del nostro tempo. Nessuno ha la ricetta magica e anche le altre democrazie europee mettono a punto le loro strategie. C’è chi è più rigido nei cosiddetti respingimenti e chi meno, ma anche Paesi molto accoglienti come la Germania sono diventati più rigorosi ai confini dopo i recenti attentati a suon di coltello sul proprio territorio.

Certo, poi ci sono le leggi del mare, quelle scritte e quelle della coscienza, il rispetto delle vite umane, il non metterle in pericolo, il salvarle comunque come atto dovuto. Ma fatto salvo questo aspetto, tutto il resto è scelta politica e di governance. Possono entrare in un paese X solo un numero Y di migranti in un tempo definito. Pena squilibri sociali e una non-integrazione economica e culturale dei migranti medesimi. Infine, il ministro Salvini agì allora in un‘ottica di atteggiamento condiviso con il governo Conte I: nè l’allora premier, nè il collega vicepremier Di Maio smentirono il responsabile degli Interni in quel lungo tira e molla con l’ONG Open Arms.

Inutile, oggi, che i grillini – o non esistono più o guardano al campo largo con il PD – facciano finta di niente. Salvini non agì per auto propaganda, non ne aveva bisogno, ma nell’ambito di una visione comune che aveva portato a uno strano patto governativo, ma pur sempre un patto. Di breve durata, poi il M5S avrebbe dato vita a un altro patto, quello con il PD.

La legislatura più folle della Repubblica e i cocci si vedono ancora oggi, cocci che intralciano il legittimo esecutivo di centro destra che ha vinto le elezioni e ha messo fine a quelle tragicommedie che hanno segnato gli anni dal 2018 al 2022. E ora? Ci sarà battaglia e sarà una battaglia durissima.

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Claudio Brachino

Claudio Brachino è laureato in Lettere e filosofia presso la Sapienza - Università di Roma. È noto per la sua poliedrica carriera come autore, giornalista e direttore editoriale. Ha scritto opere teatrali e saggi, tra cui "La macchina da presa teatrale". Nel 1987, ha intrapreso la sua carriera giornalistica con il gruppo Fininvest, contribuendo al successo di programmi televisivi come "Verissimo" su Canale 5. Ha ricoperto ruoli chiave all'interno di Mediaset, dirigendo programmi di punta come "Studio Aperto" e "Mattino Cinque", oltre a essere stato direttore di Videonews. Attualmente è Direttore Editoriale di "Good Morning Italy, editorialista Italpress e commentatore politico Rai e La7.

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