Nelle ultime settimane, l’amministrazione Biden sembra essere vicina a dare l’autorizzazione all’uso di armi a lungo raggio occidentali all’Ucraina per colpire il territorio russo. La decisione, attesa con impazienza da Kyiv, vincolerebbe però l’Ucraina a non utilizzare armamenti forniti direttamente dagli Stati Uniti. L’ok definitivo si deciderà durante l’incontro, previsto per oggi venerdì 13 alla Casa Bianca, tra il presidente americano Joe Biden e il nuovo primo ministro britannico Keir Starmer.
La Gran Bretagna ha già segnalato la sua disponibilità a fornire i missili “Storm Shadow”, capaci di colpire obiettivi militari russi ben oltre il confine ucraino. Tuttavia, il governo britannico desidera il via libera esplicito da parte di Washington, in modo da garantire una strategia unitaria con gli Stati Uniti e la Francia, che produce missili simili. Il presidente Biden, pur non avendo ancora preso una decisione definitiva, si è detto disposto ad ascoltare le argomentazioni di Starmer, suggerendo che la questione potrebbe presto risolversi. Martedì, parlando con i giornalisti, Biden ha detto che sta “lavorando” alla possibilità di concedere l’autorizzazione all’Ucraina.
Si tratta di una decisione che potrebbe avere conseguenze notevoli sulla guerra. L’Ucraina, negli ultimi mesi, ha condotto incursioni mirate all’interno del territorio russo, in particolare nella regione di Kursk. Secondo gli analisti, la possibilità di utilizzare missili a lungo raggio potrebbe consentire all’esercito ucraino non solo di difendere i territori riconquistati, ma anche di continuare a infliggere danni alle infrastrutture militari russe.
I media americani, comunque, si aspettano un’autorizzazione a più step: il primo sarà quello di autorizzare l’uso di armi a lungo raggio per attaccare in profondità il territorio russo; il secondo, probabilmente, è di farlo utilizzando sistemi missilistici forniti dagli Stati Uniti, cosa che per ora gli USA vogliono ritardare, probabilmente per prepararsi meglio ad un’eventuale risposta di Mosca.
L’intelligence statunitense ha più volte avvertito che un allargamento delle operazioni militari ucraine con l’uso di armi americane potrebbe spingere la Russia a rafforzare i legami con l’Iran, potenzialmente consentendo a Teheran di colpire obiettivi statunitensi in Medio Oriente. Si tratta di uno scenario che, finora, l’amministrazione ha sempre cercato di evitare, per non incorrere in un’escalation incontrollata del conflitto.
La decisione del presidente americano è attesa con grande interesse anche all’interno degli Stati Uniti, dove una parte del Senato, guidata dal leader repubblicano Mitch McConnell, ha spinto per un approccio più aggressivo nei confronti della Russia. Questa posizione si contrappone a quella dell’ex presidente Donald Trump, che durante un recente dibattito presidenziale si è rifiutato di dichiarare apertamente il suo sostegno alla vittoria dell’Ucraina.
Da parte russa, il presidente Vladimir Putin ha già avvertito che qualsiasi assistenza tecnica o logistica da parte dell’Occidente per l’uso dei missili a lungo raggio sarà interpretata come un coinvolgimento diretto nella guerra. “Questo significherà che i paesi della NATO — gli Stati Uniti e i Paesi europei — sono in guerra con la Russia”, ha dichiarato Putin. Finora, comunque, le incursioni ucraine in Crimea e Kursk non hanno provocato una risposta militare significativa da parte di Mosca.
Nel tentativo di mitigare e preoccupazioni dell’amministrazione Biden, molti analisti militari e alti ufficiali americani hanno pubblicamente sostenuto che il timore di superare le “linee rosse” russe sia esagerato. Un gruppo di 17 ex ambasciatori e generali ha inviato una lettera aperta alla Casa Bianca, sostenendo che l’uso di missili a lungo raggio non porterebbe a un’escalation da parte di Mosca.