La politica italiana è tornata ai blocchi, non si sa se di partenza per un autunno ragionato o già di gara velenosa che non si sa dove porti. In settimana si vedranno i leader della maggioranza: bisogna cominciare a lavorare alla finanziaria di fine anno, servono 25 miliardi almeno per rinnovare le misure transitorie dell’anno prima, taglio del cuneo fiscale in testa, e per altro ancora. Le casse sono vuote, l’Europa non fa sconti, urgono idee.
Ma ci sono anche questioni di potere puro: nomine e governance Rai, equilibri ed equilibrismi, l’azienda pubblica sarà il laboratorio del probabile dialogo FdI – 5Stelle, annunciato dalla simpatia per la premier rivelata da Travaglio con ripicca di Sallusti. Difficile spiegare oltreoceano le nevrosi dell’editoria Italiana, ma diciamo che il Fatto e il Giornale hanno linee editoriali esattamente opposte: giustizialista e pro magistrati il primo, garantista, berlusconiano e ora governativo il secondo.
Agosto altro che riposo, ha mescolato le carte e chi gestisce il mazzo ancora non è chiaro. Salvini è stato in silenzio, ma i suoi hanno battagliato con Tajani, ormai spinto dai figli di Berlusconi a ragionare in materia di diritti come il Pd, e dall’altro costretti a marcare Vannacci, sempre alleato ma sempre più inquieto. Nel mondo del cosiddetto campo largo neanche si sono addormentati sulla spiaggia a guardare le stelle.
A proposito del movimento che alle 5 di stelle si ispira, Grillo e Conte se le danno di santa ragione ogni giorno su simbolo e secondo mandato, mentre Renzi gioca, ormai, non solo a pallone, solo con Elly. Questa è l’Italia politica post balneare; Ucraina e Medio Oriente sono in fiamme e il fronte ucraino non è da meno. Non si sa ancora come sarà il mondo con Trump e Kamala Harris, ma intanto sistemiamo Mamma Rai prima che i buoi siano scappati.