Bambini ipad bambina cinese

I “bambini iPad” smettono di piangere solo se sono connessi

Fin da piccolissimi - utilizzano il tablet senza regole e senza limiti di tempo. Gabe Escobar, content creator seguito su TikTok da 3.1 milioni di follower, ha dichiarato: “Ho bisogno che tutti gli altri della mia generazione promettano che non cresceremo ‘bambini iPad’. Per favore. Probabilmente non avranno immaginazione perché il loro cervello non è stato costretto a elaborare alcun pensiero creativo e originale”

I bambini sin dalla culla vengono messi in contatto con le nuove tecnologie. Ormai, spopolano su Internet i video di piccolissimi in grado di maneggiare con destrezza tablet e smartphone e di genitori orgogliosi che mostrano le abilità dei propri figli. E proprio questo è il nodo della questione che resta ancora da sciogliere e che accompagna la trasformazione della società in società mediatizzata: consideriamo erroneamente la tecnologia come un fattore neutrale e diamo per scontato che i “nativi digitali” ormai “mobile born” comprendano appieno il mondo in cui sono immersi per il solo fatto di esservi nati. Ma non è cosi.

Nel mio libro “Figli delle App”, mi sono occupato di quanto gli effetti della tecnologia influenzino la vita dei bambini e in particolare delle conseguenze legate all’iperconnessione. Le statistiche mostrano una capillare diffusione dei dispositivi mobili; adesso quasi il cento per cento della popolazione possiede uno smartphone o un tablet, i bambini entrano in possesso di un dispositivo mobile a partire dai cinque/sei anni, ma hanno già utilizzato in modo quasi continuativo i dispositivi dei propri genitori. Questo tema sta facendo discutere l’opinione pubblica.

Il giornalista Paolo Aruffo ha scritto un articolo, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, in cui ha spiegato cosa sta succedendo.

A quanto pare su TikTok ci sono alcuni utenti della Generazione Z (coloro che sono nati tra il 1995 e il 2010) che criticano la Generazione Alpha (ovvero chi è nato dopo il 2010). In particolare, ad essere criticati sono soprattutto i genitori della Generazione Alpha, perché consentono ai loro figli di utilizzare tantissimo la tecnologia. La Generazione Z ritiene che tutto questo non sia accettabile.

Si parla di “bambini iPad”, cioè i bambini che – fin da piccolissimi – utilizzano il tablet senza regole e senza limiti di tempo.

A parlarne Gabe Escobar, content creator seguito su TikTok da 3.1 milioni di follower, che ha dichiarato: “Ho bisogno che tutti gli altri della mia generazione promettano che non cresceremo ‘bambini iPad’. Per favore. Probabilmente non avranno immaginazione perché il loro cervello non è stato costretto a elaborare alcun pensiero creativo e originale”.

Ha lanciato un appello ai coetanei:  “Gen Z, per favore, quando sarà, non dovremo dare gli iPad ai nostri figli a tavola. Quando sono in un ristorante e vedo altri genitori accanto a me e loro hanno un iPad sul tavolo, in pubblico.. (mi domando, ndr) che diavolo è quello? Non puoi fare in modo che tuo figlio si comporti bene per più di cinque secondi, trascorrendo una cena senza iPad? Non puoi conversare tu stesso con tuo figlio? Perché devi dare ai tuoi figli un iPad per farli stare in silenzio? Cosa stai facendo?”. Il suo video ha ottenuto 6 milioni di ‘mi piace’ e quasi 100.000 commenti.

Il Fatto Quotdiano ha riportato anche uno studio di Focus, condotto dai ricercatori delle Università di Waterloo, Calgary e dell’Alberta Children’s Hospital Research Institute, “in cui viene evidenziato come lasciare un bambino piccolo (di 2-3 anni) a trascorrere molto tempo davanti a uno schermo potrebbe ritardare lo sviluppo di abilità cognitive fondamentali per il linguaggio, il problem solving, le relazioni interpersonali e la coordinazione motoria”. I dati sono allarmanti, ma non si sa “quanto, sia stato il solo uso del tablet e quanto invece, altri fattori che possono essere più o meno legati al tablet stesso (la qualità del sonno, un numero minore di interazioni dirette con le persone etc.)”.

I bambini si adattano ai percorsi che la tecnologia costruisce. Esistono una serie di elementi critici di cui sono responsabili gli adulti a cui va il ruolo di guida, dovendo per primi comprendere l’impatto delle tecnologie e il loro utilizzo come strumento a supporto della crescita dei bambini.

Stiamo entrando nell’era della robotica, dell’intelligenza artificiale e del Metaverso il rapporto uomo-macchina si sta trasformando in modo profondo. Non abbiamo ancora compreso le dinamiche e le loro conseguenze, lasciare che la tecnologia si sostituisca all’uomo anche nelle funzioni primarie, come l’accudimento dei bambini, rappresenta un grave rischio. Basti pensare a cosa accade nelle spiagge, durante i mesi estivi. I piccoli non arrivano  in spiaggia con una borsa piena di palette secchielli e formine. I piccoli bagnanti 5.0 sono concentrati sui loro tablet e sui loro smartphone. I genitori li criticano ma gli forniscono gli strumenti per stare in santa pace: abbronzarsi, chattare o ogni tanto fare qualche bagno. Mamma e papà li dotano dell’ultima generazione di videogiochi e li vediamo sotto l’ombrellone con il tablet o il cellulare.  Di fatto, le aziende si stanno attrezzando per rendere sempre più tecnologizzata la vita dei bambini sotto i 10 anni, visto che hanno catturato i pre-adolescenti e gli adolescenti.

Quindi, credo che sia giusto non vietare e non demonizzare le nuove tecnologie. Gli adulti devono prepararsi e formarsi per entrare in contatto con i giovani e non possono continuare a vivere da “adultescenti”.

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Francesco Pira

Professore Associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi, insegna Comunicazione Strategica, Teorie e Tecniche del Giornalismo Digitale e Giornalismo Sportivo, Social Media e Comunicazione d’Impresa, presso i corsi di laurea magistrale e triennale del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina. A marzo 2024 è stato nominato Presidente della branch Comunicazione Media e Informazione dii Confassociazioni, di cui era stato Vice Presidente e dal giugno 2020 è Presidente anche dell’Osservatorio Nazionale sulle Fake News. Il quotidiano italiano Avvenire l’ha definito uno dei maggiori analisti italiani del fenomeno Fake News.

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