L’India sta spodestando la Cina come nuova fabbrica del mondo

La pandemia e le tensioni geopolitiche hanno rivelato i rischi di una dipendenza eccessiva dalla Cina. La chiusura delle fabbriche cinesi e i dazi imposti hanno spinto le aziende a esplorare nuove vie. L'India, con la sua abbondante manodopera e le sue materie prime, rappresenta una soluzione allettante.

La crescente tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina, acuita dai dazi imposti durante l’amministrazione Trump e mantenuti dal presidente Biden, ha indotto molte aziende a cercare alternative più sicure e affidabili. Tra queste, l’India si sta affermando come una destinazione privilegiata per i marchi americani desiderosi di diversificare le proprie catene di approvvigionamento.

Molti marchi americani storicamente legati alla produzione cinese hanno, infatti, recentemente avviato collaborazioni con fabbriche indiane, arrivando a trasferire fino al 30% delle proprie produzioni in India.

La pandemia e le tensioni geopolitiche hanno rivelato i rischi di una dipendenza eccessiva dalla Cina. La chiusura delle fabbriche cinesi e i dazi imposti hanno spinto le aziende a esplorare nuove vie. L’India, con la sua abbondante manodopera e le sue materie prime, rappresenta una soluzione allettante. Se ben gestito, questo spostamento potrebbe rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento globali.

Tuttavia, l’India ha ancora molta strada da fare. La crescita manifatturiera del paese è stata finora limitata, frenata da una burocrazia opprimente e infrastrutture insufficienti. Nonostante ciò, il primo ministro Narendra Modi ha introdotto riforme significative, guadagnandosi l’approvazione dei leader aziendali internazionali. Tuttavia, la quota della manifattura nell’economia indiana è ancora solo del 13%, in calo rispetto a un decennio fa.

La posizione autoritaria di Modi e le tensioni interne sollevano però dubbi sulla stabilità a lungo termine. Inoltre, le recenti elezioni hanno mostrato un calo di supporto per il suo partito, aumentando l’incertezza politica. Le infrastrutture, poi, restano un punto critico: nonostante i progressi, le reti di trasporto e logistica indiane non sono ancora all’altezza delle esigenze di una grande potenza manifatturiera.

Le aziende europee e americane stanno comunque guardando con interesse all’India. Walmart, il più grande rivenditore al mondo, ha intensificato le sue ricerche di fornitori indiani, con l’obiettivo di raggiungere 10 miliardi di dollari di acquisti annuali entro il 2027. Apple, dal canto suo, sta trasferendo parte della propria produzione di iPhone in India, un grande segno della fiducia nelle potenzialità del Paese.

In Uttar Pradesh, lo stato più popoloso dell’India, città come Moradabad stanno attirando l’attenzione internazionale. Con una lunga tradizione nella lavorazione dei metalli, Moradabad è diventata un hub per la produzione di utensili da cucina destinati ai mercati globali. Aziende come Shree Krishna, che già producono per Walmart, stanno aumentando la loro capacità produttiva per soddisfare la crescente domanda.

Samish Jain, direttore marketing di Shree Krishna, ha evidenziato come la recente ondata di ordini rappresenti una svolta per l’azienda. Con l’espansione prevista, Shree Krishna mira a decuplicare la propria produzione nei prossimi anni, rendendo l’India un partner sempre più importante per Walmart. “Walmart non vuole mettere tutte le uova nel paniere cinese,” ha dichiarato Jain, sottolineando l’importanza strategica dell’India.

Gli investimenti in infrastrutture e formazione saranno cruciali per trasformare l’India in una vera potenza manifatturiera. L’interesse dei marchi internazionali è un primo passo, ma il paese deve dimostrare di poter offrire un ambiente produttivo affidabile e competitivo. La strada è lunga, ma le opportunità sono immense.

L’India ha un’opportunità unica di replicare il percorso di crescita della Cina, sfruttando le sue risorse interne e attrarre investimenti globali. Con le giuste riforme, l’India potrebbe diventare la nuova fabbrica del mondo, offrendo al contempo opportunità di lavoro e crescita economica per milioni di persone.

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