Che fine faranno gli italiani?

Ce lo ha ricordato con schiettezza un signore che per un po’ è andato molto di moda in Italia (con le nostre consuete divisioni tra guelfi e ghibellini), ovvero Elon Musk: voi italiani non fate più figli e siete destinati a scomparire. Il testo originale l’ho un po’ adattato io, peggiorandolo giornalisticamente per colpire di più sul piano linguistico, ma il concetto è quello.
I dati non mentono e, nei primi sette mesi del 2025, la media del tasso di natalità è scesa a 3,4 per mille, dal 3,6 del 2024, anno in cui si è toccato il picco più basso di media di figli per singola donna, ovvero 1,8.

La crisi riguarda soprattutto le coppie composte da italiani; i dati sono sostanzialmente stabili nelle coppie miste e in quelle in cui entrambi i membri sono stranieri. Si fanno meno bambini al Centro e al Sud del nostro Paese; le cose vanno un po’ meglio al Nord.
Se qualcuno pensa alle disuguaglianze storiche che ci caratterizzano, con il nostro Mezzogiorno indietro di parecchi punti rispetto alla media dei parametri che indicano il benessere socio-economico rispetto al Settentrione, ha abbastanza ragione.

Lo stesso Presidente della Repubblica, Mattarella, intervenuto recentemente sul tema, ha indicato come sempre la rotta e la bussola: ci vogliono stipendi più adeguati e più servizi. Tutto chiaro, mi sembra, senza andare a cercare astruse analisi sociologiche e antropologiche.
La chiave è dunque economica e di relativa filosofia di vita circostante. Bisogna poter pensare di poterseli permettere, uno o più figli. E poi siamo ancora sotto la media europea del numero di asili nido ritenuti sufficienti nei vari contesti territoriali. Anche qui la differenza fra Nord e Sud si sente, ma il tema è generale e riguarda, ad esempio, i soldi del PNRR che dovevano essere destinati a questi progetti.

Sta di fatto che ancora oggi una donna in Italia deve fare la scelta drammatica tra il lavoro (dove, nonostante i progressi, è meno pagata e ha meno chance degli uomini) e la maternità.
Il governo Meloni ha ben chiaro il problema e ha stanziato più di 4 miliardi per la famiglia nella legge di bilancio in discussione: molto, se si pensa che l’intera manovra sarà di circa 18 miliardi.

In sintesi, il vero problema però è il senso del futuro che hanno oggi gli italiani, specie i più giovani: poca fiducia, poca prospettiva e un paradosso. In una società comunque più ricca e che viene da circa 80 anni di pace (con l’eccezione della guerra civile nella ex Jugoslavia e dell’invasione russa dell’Ucraina), i figli sono più pessimisti dei padri e dei nonni, che hanno vissuto povertà e guerre.

Il progresso capitalista delle democrazie occidentali liberali ha portato benessere medio e ha allungato le vite, ma evidentemente non ha portato il senso della felicità, tema peraltro chiaro ai fondatori della prima grande democrazia del mondo, ovvero l’America.

Poi ci sono i tuttologi dell’avvenire, che vedono noi europei fra 50 anni più neri e più islamici: la famosa scristianizzazione dell’Occidente pigro e decadente. Ma senza fasciarsi la testa con ipotesi che magari la storia, capricciosa, demolirà, cominciamo – almeno noi italiani – a essere più pragmatici.
Mettiamo sul tema della natalità più soldi e più idee.
A Parigi, che è a un’ora di aereo da Milano, dove vivo, pare si facciano più figli che nella vitale ma narcisistica capitale finanziaria nostrana.

Immagine di Claudio Brachino

Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto, due volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per Il Tempo e Il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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