Visto H-1B: tutto quello che sappiamo sull’aumento della tassa

Molte aziende hanno fermato i viaggi dei propri dipendenti e organizzato rientri d’urgenza, prima che il governo chiarisse che la nuova tassa non riguarda chi possiede già il visto

Il governo degli Stati Uniti ha introdotto una tassa di 100mila dollari per ottenere un visto H-1B, quello usato dalle aziende per assumere lavoratori stranieri con qualifiche specialistiche. La misura è stata annunciata venerdì dal presidente Donald Trump e ha creato subito incertezza e allarme tra le imprese che impiegano molti dipendenti con questo tipo di permesso, in particolare nel settore tecnologico.

Il visto H-1B è stato creato nel 1990 e viene rilasciato a persone con competenze specifiche in campi come l’ingegneria, l’informatica o la ricerca scientifica. È valido tre anni e può essere rinnovato per altri tre. Ogni anno ne vengono concessi 65mila, più 20mila riservati a chi si è laureato in un’università statunitense. La richiesta è sempre superiore all’offerta e i visti vengono assegnati con una lotteria. La comunità indiana è la principale beneficiaria: secondo alcune stime, circa tre quarti dei titolari provengono dall’India.

Poche ore dopo l’annuncio, diverse grandi aziende come Google, Amazon e Microsoft hanno consigliato ai propri dipendenti con visto H-1B di non uscire dagli Stati Uniti o di rientrare subito, per il timore che le nuove regole li riguardassero immediatamente. In alcuni casi le società hanno organizzato voli urgenti per far tornare i lavoratori che si trovavano all’estero, temendo complicazioni.

La confusione è aumentata perché il segretario al Commercio Howard Lutnick aveva parlato di un pagamento annuale di 100mila dollari, che avrebbe portato il costo complessivo del visto a 300mila dollari. Solo in seguito la Casa Bianca ha chiarito che la tassa verrà applicata una sola volta, al momento della richiesta, e che non riguarda chi possiede già un visto in corso di validità.

Oltre alla tassa sugli H-1B, Trump ha annunciato un nuovo canale di ingresso chiamato “gold card”. Prevede procedure accelerate per chi paga 1 milione di dollari, o 2 milioni se la spesa viene sostenuta dall’azienda che sponsorizza il lavoratore. Secondo il governo questo strumento dovrebbe privilegiare figure considerate di alto livello, come imprenditori o grandi investitori, e ridurre l’arrivo di manodopera meno qualificata.

Durante la sua presidenza Trump aveva già limitato più volte l’accesso ai visti per lavoratori stranieri, soprattutto nel 2020, sostenendo la necessità di ridurre l’immigrazione legale in un periodo di crisi economica. Nella campagna elettorale del 2024 aveva però lasciato intendere una posizione più flessibile, dicendosi favorevole a dare status legale ad alcune categorie di lavoratori stranieri formati negli Stati Uniti.

L’uso dei visti H-1B è un tema controverso negli Stati Uniti. Trump e una parte dei suoi sostenitori ritengono che siano stati sfruttati per sostituire lavoratori americani con stranieri pagati meno. Molti economisti e le aziende del settore tecnologico sostengono invece che siano fondamentali per colmare la mancanza di personale qualificato e mantenere competitività internazionale.

In attesa che si faccia chiarezza sull’impatto che avrà l’introduzione della nuova tassa, l’allerta di molte aziende è massima.

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