“Il bene non basta, va organizzato”: Pasquale Antonio Riccio racconta il terzo settore tra solidarietà, prevenzione e futuro

Dal volontariato di quartiere alle Nazioni Unite: la storia di un’Italia che cura e costruisce comunità

Pasquale Antonio Riccio è il presidente di Campus Salute e Progetto Alfa. Vive, promuove e divulga l’impegno nel terzo settore, l’evoluzione della cultura della prevenzione e un sogno che attraversa l’Oceano fino a New York, passando per le Nazioni Unite.

Pasquale Antonio Riccio, chi è e come nasce il suo impegno nel terzo settore?

«Ho iniziato fin da piccolo a coltivare la pratica dell’aiuto agli altri, anche grazie all’educazione ricevuta da mia madre. Il mio percorso nel sociale nasce dal volontariato e dall’associazionismo: ho fondato Progetto Alfa, che ha poi ispirato la nascita di Campus Salute. Entrambe sono cresciute grazie alla collaborazione di tanti professionisti, inizialmente napoletani come me. Sono partito da semplice volontario e col tempo, forse per l’impegno quotidiano e la capacità di fare rete, mi è stata affidata la presidenza. Da qualche anno, entrambe le associazioni sono accreditate presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, dove portiamo il nostro contributo ufficiale nei documenti e nelle attività a New York, Ginevra e Nairobi. »

Si parla molto nei talk televisivi e sui giornali di “terzo settore” ma non sempre viene spiegato bene cosa racchiude questa definizione.

«Spesso viene confuso solo con il volontariato, ma è molto di più. Il terzo settore è l’anello di congiunzione tra lo Stato e l’impegno civico dei cittadini. È l’insieme degli enti che offrono servizi laddove lo Stato non riesce ad arrivare, nel rispetto del principio di sussidiarietà. È una forma organizzata, diversa dall’impresa privata: non genera profitto, ma produce valore sociale. Un errore comune è pensare che il non profit equivalga a gratuità totale: in realtà, gratuito è il servizio per il cittadino, ma i professionisti vengono giustamente retribuiti. »

Il terzo settore riceve finanziamenti pubblici? E come vengono distribuiti?

«Sì, riceve fondi importanti che permettono di realizzare progetti decisivi per le comunità. Ma esiste una grande lacuna: le piccole associazioni di volontariato, le cosiddette ODV, vengono spesso dimenticate. Durante la pandemia, ad esempio, si ringraziavano i volontari che portavano la spesa a casa, ma una volta finita l’emergenza, le risorse sono andate solo alle grandi realtà. Le piccole associazioni, che rappresentano la vera spina dorsale del volontariato italiano, sono rimaste escluse per via di requisiti burocratici inaccessibili: bilanci ridotti, nessuna garanzia bancaria. Eppure, vivono di autotassazione e sacrifici. »

Lei parla spesso di “spirito del terzo settore”.

«Intendo quello spirito che anima un giovane a entrare in un’associazione, a fare servizio civile. Il terzo settore è una grande scuola di formazione: è educativo, insegna il contatto con l’altro, il valore del bene comune. Ma attenzione, fare il bene non basta. Va fatto in modo organizzato, con una rete di protezione per chi vuole impegnarsi, sia come volontario sia in forma professionale. »

Campus Salute e Progetto Alfa: due associazioni, un’unica visione. Come operano in Italia?

«Progetto Alfa, nata per prima, si occupa di promozione culturale e partecipazione giovanile. Lavoriamo molto con i giovani, promuovendo il servizio civile e iniziative su legalità, cultura, volontariato. Campus Salute invece porta la prevenzione nelle piazze italiane: allestiamo veri e propri ospedali da campo, con visite specialistiche gratuite. A Piazza del Popolo, a Roma, abbiamo avuto più di 100 medici volontari che hanno effettuato migliaia di controlli. »

So che lavorate anche in contesti difficili.

«Sì, stiamo lavorando, ad esempio, al recupero di una stazione ferroviaria abbandonata e degradata, insieme all’Ente Autonomo Volturno. Era luogo di spaccio e violenza. I nostri giovani volontari hanno affrontato minacce, ma oggi quella stazione è uno spazio di partecipazione: si fanno biglietti, ambulatori sociali, incontri su legalità e cultura. Questo è il terzo settore che cuce le ferite del territorio e favorisce la coesione sociale. »

Parliamo di internazionalizzazione: come si sviluppa il vostro lavoro alle Nazioni Unite?

«Abbiamo rappresentanti locali che ci aiutano a mantenere il dialogo con la nostra rappresentanza italiana e con le agenzie delle Nazioni Unite. Collaboriamo soprattutto alla stesura dei documenti ufficiali e alle consultazioni pubbliche. Paradossalmente, mi sono sentito più ascoltato a New York che nel mio territorio. Le Nazioni Unite, nonostante le critiche, sono un esempio di partecipazione aperta alla società civile. »

Quali temi portate alle Nazioni Unite?

«Promuoviamo stili di vita corretti, la cultura della prevenzione e, grazie al nostro direttore scientifico, la professoressa Annamaria Colao, anche un’evoluzione della dieta mediterranea: la “Planeterranea”. L’idea è adattare i principi della dieta mediterranea a tutti i contesti geografici del mondo. È un progetto innovativo che stiamo sviluppando anche negli Stati Uniti, insieme a ilNewyorkese, nostro media partner. »

Un sogno da realizzare da qui a un anno?

«Molto semplicemente, spero che tutto questo non si fermi. Il mio sogno è riuscire a lasciare un’impronta concreta, sia in Italia che alle Nazioni Unite. Credo che in cinque anni possiamo fare davvero la differenza. »

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Claudio Brachino

Giornalista, saggista ed editorialista italiano. Laureato in Lettere, passione per il teatro, ha scritto con De Filippo e Michalkov. Poi 32 anni in Fininvest e Mediaset, dove è stato vicedirettore ed anchor di Studio aperto , 2 volte direttore di Videonews, la fabbrica dei format, direttore di Sport Mediaset e di Radio Montecarlo news. Inoltre, ha diretto per due anni il Settimanale, magazine cartaceo e web sulle Pmi, ha scritto per il Tempo e il Giornale, ora è editorialista del Multimediale di Italpress, opinionista tv per Rai e La7 e direttore editoriale di Good Morning Italy. Da poco ha firmato una collaborazione per lo sport del circuito Netweek.

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