Si è inaugurata nella serata di venerdì 28 febbraio la mostra di Atelier dell’Errore (AdE). Un progetto espositivo che la galleria Kaufmann Repetto ospita a New York, nei suoi spazi di 55 Walker Street, a Tribeca, fino al 5 aprile 2025. Atelier dell’Errore fondato nel 2002, a Reggio Emilia, dall’artista Luca Santiago Mora, si configura inizialmente come spazio-studio di attività artistiche per minori con disabilità cognitive. Dal 2015, un gruppo di ragazzi/e neuro-divergenti, con spiccate capacità disegnative, che da anni frequenta i laboratori sceglie di dedicarsi alla professione d’artista, dando vita all’attuale collettivo che ha subito riscontrato successo, grazie a mostre e collaborazioni importanti. La loro sede è all’interno della Collezione Maramotti, galleria d’arte allestita nella prima dimora storica di Max Mara.
La poetica espressiva di Atelier dell’Errore è finalizzata a trasformare lo sbaglio in un’occasione per aprire nuovi sguardi, esercitare meraviglia, accendere corrispondenze e porsi sempre nuove domande. La gomma da cancellare è bandita e l’errore viene rimodulato per imparare a cogliere la diversità e l’inaspettato.
In questa mostra sono raccolte alcune opere che, attraverso una narrazione catartica, abitata dal mito e dal fantastico, incarnano l’universo creativo in bilico tra alienazione e rivolta, tra paure e sogno di Atelier dell’Errore. Ad accogliere i visitatori è una grande vela colorata. I materiali con cui è realizzata hanno importanza perché conferiscono all’opera una consistenza rituale che ha per oggetto i concetti di protezione e fragilità. Sono coperte isotermiche di soccorso, cucite tra loro. Una gonfia e brulicante goccia di sangue, simbolo associato da sempre, in culture diverse, alla vita, alla morte e al soprannaturale, porta verso una serie di disegni e dipinti che, con graffiante ironia, reinterpretano in chiave zoomorfa figure della mitologia come Thanatos, Empusa, Efesto, Ares, Afrodite o Cupido. Accese tinte pink-punk amplificano la dinamicità dell’insieme e uno sciamano ermafrodito cattura lo sguardo ricordando ai nostri sensi intorpiditi il ruolo del corpo e il suo rapporto con le forze collettive.
L’esposizione termina con un drago-insetto lungo otto metri, in grafite e foglia d’oro, accompagnato da quattro lucenti creature immaginarie in divenire. L’arte diventa così energia visionaria, forza vitale, terra di libertà, in cui pensiero individuale e unisono si compenetrano, mentre gli archetipi del passato, accolti e ricontestualizzati, trasmettono visioni del futuro.
Ogni altro commento è nel titolo della mostra: Freak you!