Nel suo recente colloquio con la NBC, l’ex presidente Donald Trump ha rivelato che la decisione di etichettare le elezioni presidenziali del 2020 come “truccate” è stata presa in autonomia, nonostante i consigli contrari dei suoi avvocati. Questa dichiarazione ha reso chiara la sua scelta di non adottare una strategia difensiva basata su consigli legali.
Durante l’intervista, Trump ha spiegato di aver seguito il proprio “istinto” nel concludere che il voto presidenziale del 2020 era stato manipolato dai democratici. Questa posizione ha portato Trump a ignorare i suggerimenti provenienti dai suoi “avvocati più esperti” e dai membri del suo team di campagna, i quali lo invitavano ad ammettere la sconfitta. Il motivo addotto da Trump per questa decisione è stato che semplicemente “non rispettava” tali consiglieri.
Tra le persone che lo esortavano ad accettare la realtà della sconfitta c’era anche l’ex procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr. Trump ha riconosciuto di aver ascoltato alcune voci, ma ha sottolineato che Barr, pur essendo un individuo di carattere, non era presente in quel momento. Secondo Trump, Barr non aveva svolto il suo compito a causa della paura.
Nell’intervista, l’ex presidente ha anche accennato alla sua disponibilità a testimoniare in un ulteriore procedimento federale relativo al possesso non autorizzato di documenti riservati presso la sua residenza privata di Mar-a-Lago.
Nonostante Trump si sia dichiarato non colpevole in tutte e quattro le indagini penali a cui è coinvolto, tra cui un procedimento federale a Washington e un altro in Georgia riguardante i suoi tentativi di compilare una lista di falsi elettori per la certificazione congressuale dei risultati delle elezioni del 2020, le sue dichiarazioni potrebbero influenzare la sua capacità di sostenere in tribunale di aver seguito i consigli dei suoi legali durante la sua contestazione della sconfitta elettorale.