Jacopo De Romanis racconta la Maratona di New York

«Già dall’inizio della settimana della Maratona cominci a percepire in tutta la città l’entusiasmo per l’evento; un momento clou è il ritiro del “bib” (pettorale) allo Javits Center, quando inizi a toccare con mano la maestosità dell’evento semplicemente guardando il “name wall”, un muro immenso con scritti tutti i nomi degli oltre 55mila partecipanti!»

Quest’anno per me è stata la seconda volta alla Maratona di New York, un’esperienza che unisce sempre emozioni intense, stavolta un pò diverse rispetto alla prima: è un viaggio più consapevole, dove ogni chilometro è carico di ricordi e aspettative. Sai già a cosa andrai incontro, ma c’è anche una nuova sfida: migliorarti, ritrovare quella magia e godertela ancora di più.

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Preparazione

Ho iniziato a correre per gioco ad inizio 2023, grazie ad un amico. Poi ho corso alla mezza Maratona di Manhattan, a marzo. Il mio posto preferito per allenarmi è Central Park, un posto incantevole in ogni stagione! Nei mesi estivi non è facile mantenere il ritmo e ho ripreso la preparazione, stavolta in maniera molto più intensa. L’obiettivo maratona a quel punto inizia ad avvicinarsi. Già dall’inizio della settimana della Maratona cominci a percepire in tutta la città l’entusiasmo per l’evento; un momento clou è il ritiro del “bib” (pettorale) allo Javits Center, quando inizi a toccare con mano la maestosità dell’evento semplicemente guardando il “name wall”, un muro immenso con scritti tutti i nomi degli oltre 55mila partecipanti! In quei giorni devi tenere un occhio anche all’alimentazione: a tavola inizia il cosiddetto “carbo load”, per incamerare energie da spendere durante la gara.

Jacopo De Romanis che indica il suo nome sul name wall

Il giorno 

Sveglia molto presto, colazione con pane e marmellata, ritrovo con amici e si parte per Staten Island. L’emozione inizia molto prima della partenza. Sai che ce la farai, perché lo hai già fatto, ma questo non rende l’impresa meno grandiosa. Ricordo ancora la prima volta che sono arrivato a Staten Island: ho guardato Manhattan in lontananza e l’ho vista piccolissima. Quando stai lì ti rendi conto di quanta sia davvero la strada da fare!

L’inizio della corsa è in salita, sul Verrazzano Bridge. Questa volta, rispetto alla prima, riesci a guardarti intorno con più attenzione: lo skyline di Manhattan, l’orizzonte, l’onda di persone che si muovono insieme a te sul ponte. Lo scorso anno, preso dall’entusiasmo e dal fatto che all’inizio sei molto carico, sono partito un po’ più veloce del mio passo gara e ne ho risentito molto dopo la metà: è un tipico errore dei principianti!

Dopo Verrazzano arrivi poi a Brooklyn, che ti accoglie con un tifo davvero assordante. Brooklyn, insieme a Manhattan, è il distretto più lungo della Maratona e finisce al Pulaski Bridge sul quale raggiungi il traguardo di metà gara (13.1 miglia), anch’esso in salita.

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Da lì entri al Queens, distretto in cui rimani poco, prima di raggiungere Manhattan attraverso il Queensboro Bridge, un ponte molto lungo e uno dei passaggi più delicati della Maratona: la maggior parte del ponte è in salita, non c’è tifo

L’entrata a Manhattan sulla First Avenue è pazzesca, il tifo riprende calorosissimo e tu inizi già a pensare di essere a buon punto, ma il percorso è ancora molto lungo!  

Harlem e il Bronx, inclusi i suoi due ponti, sono sempre un momento critico per me, le forze iniziano a scarseggiare e l’arrivo è ancora piuttosto lontano. Superato il Bronx arriva la Fifth Avenue verso Central Park, e qui le forze sono ormai al minimo. Questo è il momento della corsa in cui senti maggiormente la fatica: devi cercare di tenere duro, concentrarti sull’obiettivo e sopperire alle difficoltà fisiche con tanta lucidità mentale.

Arrivato a Central Park, le emozioni ti travolgono. Sai che stai per finire, nonostante manchi ancora qualche chilometro, e ogni metro è una battaglia tra la fatica e la volontà. Quando esci da Central Park, sei davvero a poche centinaia di metri dall’arrivo. Ricordo che lo scorso anno una signora del team dei volontari, guardandomi negli occhi mentre correvo – ormai allo stremo – mi disse “go, go, you got this, you’re almost there, you should be proud of yourself!”. È uno dei tantissimi esempi che rende l’idea di come la gente di NY vive questo evento: ogni corridore è celebrato come un eroe.

In una città così grande e diversificata, la Maratona riesce a unire tutti in un unico scopo: celebrare la determinazione umana. Le persone mettono da parte le differenze per applaudire insieme. In quel giorno, non sei solo un newyorkese, ma parte di una comunità globale.

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Jacopo De Romanis

Professionista nel settore bancario e parte del team di Unicredit, si distingue per il suo ruolo nella gestione di clientela Corporate Internazionale.

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