La Camera approva la riforma sulla violenza sessuale basata sul consenso

La norma riscrive l’articolo 609-bis del Codice penale e introduce il principio del consenso «libero e attuale», con un accordo bipartisan e un voto unanime che ora dovrà essere confermato dal Senato

La Camera italiana ha approvato all’unanimità la proposta di legge che modifica l’articolo 609-bis del Codice penale introducendo esplicitamente la nozione di consenso come elemento centrale per definire la violenza sessuale. I voti favorevoli sono stati 227 e il testo passa ora al Senato. L’intervento nasce da un accordo tra le due relatrici, Carolina Varchi (Fratelli d’Italia) e Michela Di Biase (Partito Democratico), ed è stato sostenuto sia dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sia dalla segretaria del PD Elly Schlein.

La riforma riscrive l’intero impianto dell’articolo 609-bis, allineandolo alla Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013 e già adottata formalmente da 37 Paesi del Consiglio d’Europa. Il principio cardine introdotto è quello del «consenso libero e attuale», una formula che nella giurisprudenza della Corte di cassazione ricorre già da tempo per valutare i casi di violenza sessuale, soprattutto quelli privi di elementi di costrizione fisica. La norma chiarisce che il consenso deve essere presente per tutta la durata dell’atto e può essere revocato.

Il nuovo primo comma del 609-bis elenca tre condotte che costituiscono reato quando manca il consenso libero e attuale: compiere atti sessuali su un’altra persona; far compiere atti sessuali a un’altra persona; far subire atti sessuali a un’altra persona. Il secondo comma mantiene le fattispecie già previste, con leggere modifiche: gli atti sessuali ottenuti tramite violenza, minaccia o abuso di autorità; e quelli ottenuti approfittando di inferiorità fisica o psichica o di particolare vulnerabilità della vittima.

Il voto unanime ha generato reazioni trasversali nelle forze politiche. Elly Schlein ha definito il provvedimento «un passo avanti necessario» perché chiarisce che «ogni atto sessuale senza consenso è violenza». Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del PD, ha richiamato i precedenti della Cassazione sulla nozione di libertà e attualità del consenso, sottolineando però che l’impianto non affronta la prevenzione e l’educazione affettiva, che per i promotori restano elementi indispensabili per ridurre i casi di violenza.

Dal centrosinistra è arrivato anche il commento di Laura Boldrini, prima firmataria della proposta originaria. Boldrini ha ricordato il ruolo di associazioni, giuristi e organizzazioni come Amnesty International, promotrice della campagna «Solo sì è sì». Ha inoltre contestato le campagne di disinformazione secondo cui la legge introdurrebbe moduli o contratti per attestare il consenso, precisando che «l’unica cosa necessaria è un sì libero ed esplicito».

Sul versante della maggioranza, Carolina Varchi ha parlato di una riforma costruita per ridurre margini interpretativi e rendere il quadro normativo più chiaro. Forza Italia ha espresso soddisfazione per l’introduzione formale del principio del consenso, richiamando l’attenzione su un dato spesso trascurato: la violenza sessuale riguarda anche uomini, adolescenti e minori, categorie che tendono a denunciare meno e ad avere minore riconoscibilità sociale.

Durante la discussione è intervenuta anche Mara Carfagna (Noi Moderati), sottolineando che con la nuova norma la vittima non dovrà più dimostrare di essersi opposta fisicamente all’aggressione. Secondo Carfagna, il reato si sposta dall’uso della forza all’assenza di un «sì» esplicito, un cambiamento che avvicina l’Italia a legislazioni come quelle della Spagna, della Svezia e del Regno Unito, dove i criteri basati sul consenso sono già parte della definizione di violenza sessuale.

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