Perché i social sono pieni di immagini in stile Studio Ghibli

C'entra ChatGPT, l’intelligenza artificiale e una nuova funzione che trasforma qualsiasi cosa in un’illustrazione alla Miyazaki — con qualche polemica sullo sfondo

Negli ultimi giorni, i feed di Instagram, TikTok e X (ex Twitter) si sono trasformati in un universo parallelo disegnato a mano, dominato dai colori pastello e dalle atmosfere nostalgiche tipiche dei film di Hayao Miyazaki. La colpa – o il merito – è dell’intelligenza artificiale. Più precisamente, del nuovo generatore di immagini integrato in ChatGPT, capace di trasformare qualsiasi scena o volto in una perfetta illustrazione in stile Studio Ghibli.

Il fenomeno è letteralmente esploso: Mike Tyson si è fatto “ghiblificare”, apparendo in una scena in stile “Ghost Dog”, Elon Musk ha messo da parte per un attimo le sue critiche a OpenAI per unirsi al trend, e perfino Sam Altman, CEO di OpenAI, ha cambiato la sua foto profilo con una versione anime di sé stesso.

Ogni meme, ogni scena iconica di film, ogni personaggio noto è stato reinterpretato con gli occhi grandi e i paesaggi onirici tipici dell’animazione giapponese. Il funzionamento è semplice: gli utenti caricano su ChatGPT immagini esistenti e chiedono al chatbot di ricrearle con nuovi stili, come appunto quello Ghibli. E in pochi secondi, il risultato è pronto per essere condiviso.

La tendenza ha rapidamente guadagnato popolarità, con utenti che condividono versioni “ghiblificate” di immagini iconiche, come il famoso meme “Disaster Girl” o foto di animali domestici trasformate in personaggi da film d’animazione. Anche figure pubbliche, tra cui il CEO di OpenAI Sam Altman, hanno partecipato, sostituendo le loro foto profilo con versioni in stile Ghibli.

Tuttavia, questa moda ha sollevato preoccupazioni etiche e legali. Molti artisti e appassionati sostengono che l’uso di strumenti di IA per replicare lo stile di artisti viventi o di studi cinematografici possa violare i diritti d’autore e sminuire il valore del lavoro umano. Hayao Miyazaki, co-fondatore dello Studio Ghibli, ha espresso in passato il suo disprezzo per l’uso dell’IA nell’animazione, definendola “un insulto alla vita stessa”.

In risposta alle critiche, OpenAI ha dichiarato di adottare un approccio conservativo, rifiutando di generare immagini nello stile di artisti viventi senza il loro consenso. Tuttavia, permette l’imitazione di stili di studi più ampi, come quello dello Studio Ghibli, il che ha alimentato ulteriormente il dibattito sulla proprietà intellettuale e sull’etica nell’arte generata dall’IA.

La discussione si è intensificata quando la Casa Bianca ha utilizzato un’immagine in stile Ghibli, generata dall’IA, per un post controverso sui social media riguardante la detenzione di un immigrato irregolare. Questo episodio ha sollevato interrogativi sull’uso appropriato di immagini generate dall’IA in contesti politici e ufficiali.

Mentre la tecnologia continua a evolversi, il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte e nella cultura popolare rimane acceso. È evidente la necessità di un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e il rispetto per la creatività e i diritti degli artisti umani.

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Veronica Maffei

Veronica Maffei, giornalista italiana a Los Angeles, racconta la West Coast attraverso cultura, lifestyle, tech e sport. Specializzata nel valorizzare le eccellenze italiane in America, collabora con Mediaset, RAI Cinema, Radio 24 e Italpress. Con passione e professionalità, intreccia storie che uniscono due mondi, portando il meglio dell’Italia negli USA e viceversa.

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